Ci sono tre strade per investire nelle materie prime.
1) Avere in mano il prodotto fisico: dà la possibilità di seguire perfettamente l’andamento del bene (al netto di una commissione di gestione), dal momento che l’investitore possiede effettivamente la risorsa. Ma è una via davvero praticabile solo per quelle commodity che hanno un alto valore per unità di peso come, ad esempio, l’oro.
2) Comprare future sulle commodity. In questo modo l’investitore detiene solo contratti a termine che obbligano all’acquisto o alla vendita di una certa quantità di commodity, a una determinata scadenza e a un dato prezzo. Storicamente, ci sono sempre stati tre driver per i rendimenti degli investimenti in future: quello spot, roll yield (rendimento che l’investitore cattura – o perde - quando il prezzo del future si avvicina al prezzo spot) e collateral yield (gli interessi sul deposito). Ci sono numerosi strumenti disponibili per investire in una strategia future che tenta di ottimizzare le tre componenti. Ma il mercato dei future è anche multiforme e complesso. Questo richiede all’investitore una maggiore comprensione circa il funzionamento, ad esempio, del roll yield (che può comportare utili o perdite alla scadenza, quando il contratto in procinto di terminare viene trasformato in quello con scadenza successiva).
3) Comprare azioni di un’azienda che lavora nel segmento delle materie prime. In pratica si sceglie di investire in prodotti equity che danno, indirettamente, l’esposizione alla singola o a un insieme di commodity sottostante.
Esporsi alle materie prime con l’equity
La terza alternativa offre alcuni vantaggi. In primis, la convenienza: come tutti i veicoli azionari, è di più facile accesso e meno complessa rispetto al mercato dei future. Poi consente una varietà più ampia per esporsi a questa classe di asset. Non tutte le commodity infatti dispongono di contratti future ad esse collegati. Alcuni esempi sono l’acqua, il ferro, il legno o i carbone. Infine, vi è il vantaggio di una potenziale sovraperfomance: infatti le azioni collegate alle materie prime possono rendere di più delle merci stesse. Per ogni aumento percentuale del prezzo, i profitti di un produttore aumenteranno a un tasso maggiore.
Produttori – L’opinione dell’analista
Ci sono diverse considerazioni specifiche da fare circa questa strategia di investimento:
- Profili di costo: poiché il prezzo delle materie prime cambia spesso, anche i costi di un produttore, rispetto a quelli del settore, possono variare. Questo può avere un forte impatto sulla sua performance finanziaria e di conseguenza su quella delle sue azioni. I produttori più piccoli e marginali, con profili di costo sfavorevoli, tenderanno ad avere una volatilità dei prezzi delle loro azioni molto elevata. Questo perché anche movimenti di prezzi relativamente piccoli delle commodity (e quindi dei ricavi dell’azienda) possono avere un effetto smisurato sugli utili di queste società.
- Leva finanziaria: i produttori di commodity fortemente indebitati tenderanno a subire una maggiore volatilità nella performance dei prezzi delle loro azioni, in risposta al cambiamento dei fondamentali.
- Diversificazione operativa: Vi sono pochi produttori “puri” di materie prime. La maggior parte, infatti, ha un’esposizione diversificata a un certo numero di materie prime o di mercati finali. Prendiamo BHP Billiton come esempio. L’azienda produce un’ampia gamma di commodity che vanno dal carbone ai diamanti. L’investimento in una “mega miniera” come BHP fornisce un grado di diversificazione su commodity e aree geografiche, ma lascia anche esposti al rischio specifico della società, come la possibilità di improvvise e costose acquisizioni che sono state numerose durante l’ultimo rally dei prezzi delle commodity. Altri fattori di rischio direttamente legati alle società che devono essere presi in considerazione, come il rischio di business e di gestione, non esistono quando si decide di investire nelle materie prime in modo diretto.
- Politiche di copertura: alcuni produttori possono coprirsi da futuri rischi legati ai prezzi, bloccando il prezzo di vendita già oggi. In questo modo il produttore limita i futuri guadagni nel caso in cui il prezzo della materia prima aumenti, ma allo stesso tempo limita le perdite qualora il prezzo di vendita dovesse scendere.
Non tutte le società di commodity sono uguali
Non tutte le società o le opzioni di investimento sono uguali quando si tratta di ottenere esposizione al segmento delle commodity. In molti casi, i produttori upstream (a monte, quelli che sono direttamente coinvolti nell’estrazione o nella raccolta delle risorse) sono quelli che ottengono una più alta leva dalle commodity. Al contrario, le aziende downstream (a valle, quelle che acquistano le materie prime e poi le lavorano e le distribuiscono nei mercati) presentano leve più basse. Il fattore più importante per determinare se una società è del primo o del secondo gruppo è quello di guardare la correlazione con il prezzo spot della commodity sottostante. Quelle a monte hanno legami più forti.
Indici Morningstar, una soluzione
Nel tentativo di offrire agli investitori le migliori opportunità per cavalcare il settore delle commodity attraverso una soluzione equity, Morningstar offre due diversi modi per raggiungere l’obiettivo esponendosi ai titoli azionari delle aziende produttrici.
Morningstar Global Upstream Natural Resources Index
Questo indice è stato lanciato nel 2011 e misura la performance dei titoli di quelle società che svolgono un’attività rilevante nel segmento delle commodity (proprietà, gestione, produzione nei settori energia, agricoltura, metalli preziosi o industriali, legname e risorse idriche). La metodologia dell’indice utilizza un sistema di classificazione proprietario che identifica le aziende appartenenti a queste cinque categorie di risorse naturali. I pesi dei singoli titoli, così come l’esposizione regionale e settoriale, sono valutati per garantire un’esposizione diversificata.
Morningstar Commodity Producers Index Family
Un approccio alternativo è l’impiego del Commodity Producers Index Family, costituito proprio per offrire una forte correlazione con le commodity sottostanti, ma fornendo un’esposizione a quelle società che non fanno coperture sui prezzi di produzione (eccetto le miniere d’oro).
Il Commodity Producers Index Family si compone di diversi indici che seguono l’agricoltura, l’energia, i metalli, i minerari e l’oro. Invece che usare il tradizionale metodo di ponderazione della capitalizzazione di mercato, Morningstar assegna dei punteggi a ciascuna società in base alla sua influenza sui prezzi delle materie prime e alla sua capitalizzazione di mercato. La ponderazione in questi indici attribuisce pesi maggiori alle società upstream all’interno di ciascun paniere sulla base della loro leva in rapporto alle commodity.
Per leggere il report completo, clicca qui.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.