Le misure adottate da McDonald’s per aumentare il passaggio dei clienti nei suoi ristoranti vanno nella giusta direzione. Ma i deludenti dati del secondo trimestre, dicono gli analisti di Morningstar, dimostrano che il gruppo americano si muove lentamente. Il management sta investendo nel rinnovamento e nella costruzione di menù costruiti sempre di più intorno alle esigenze dei consumatori, nonché nel miglioramento della comunicazione.
I dati, tuttavia, continuano a evidenziare un calo nell’affluenza, a dimostrazione che la crescente concorrenza nel settore e la debole ripresa dei consumi nei paesi occidentali stanno pesando sui conti della catena americana di fast food.
Vendite in crescita solo in Cina
Nei tre mesi compresi tra marzo e giugno, il fatturato del gruppo statunitense è salito dell’1% solo grazie all’effetto dell’apertura di nuovi ristoranti. I ricavi dei punti vendita con più di dodici mesi di vita sono infatti scesi dell’1%, evidenziando un negativo andamento non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa.
L’area cosiddetta Apmea (Asia Pacifico, Medio Oriente e Africa) è cresciuta dell’1,1% solo grazie al buon risultato riportato in Cina e le previsioni del management sono per il mantenimento del trend attuale anche per il secondo semestre. Nonostante questo, però, la profittabilità del gruppo si è mantenuta elevata, con il margine operativo è rimasto praticamente invariato al 30,5%.
Le previsioni degli analisti
Questi risultati sono inferiori alle attese, ma gli analisti di Morningstar mantengono invariato il prezzo obiettivo a 105 dollari che, in base alle attuali quotazioni di mercato, indicano per le azioni dell’azienda un rating di quattro stelle. Le previsioni per questo esercizio parlano di una crescita del 2% del fatturato e di una contrazione di circa 40 punti base del margine operativo.
Guardando oltre il 2014, gli analisti si aspettano che le vendite salgano a un tasso medio del 5%, mentre i margini di profitto si manterranno sui livelli del 2013 per effetto dei maggiori costi del lavoro e delle spese legate all’espansione della catena di ristoranti.
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