Per i fondi bilanciati europei, giugno è stato il miglior mese di sempre, da quando Morningstar calcola i flussi (2007). La raccolta netta è stimata in 12,5 miliardi, per un totale di 64,5 miliardi nel primo semestre. Sono stati trenta giorni da incorniciare anche per il reddito fisso, dove sono affluiti 18,48 miliardi, il livello più alto da maggio 2013. Gli azionari, invece, si sono dovuti accontentare di un +730 milioni, penalizzati dalle prese di profitto sui comparti specializzati sul Vecchio continente e gli Stati Uniti. Si tratta del valore più basso da giugno 2013, quando l’annuncio del tapering (fine della politica ultra-espansiva della Federal Reserve) ha temporaneamente ridotto l’appetito per il rischio.
Riscatti sui monetari
Nel complesso, i fondi a lungo termine hanno registrato flussi netti pari a 36,12 miliardi a giugno, portando il totale da inizio anno a quota 212,62 miliardi, con una crescita organica del 4,34% (flussi in percentuale degli asset iniziali). E’ diverso il trend dei prodotti di liquidità. Dopo il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea a giugno, i fondi monetari e obbligazionari a breve termine hanno perso popolarità, subendo notevoli deflussi.
In Italia vince la cedola
Nel dettaglio, il Morningstar asset flow report rivela che i comparti bilanciati più venduti sono stati quelli prudenti in euro (2,7 miliardi), cui si aggiungono 1,4 miliardi degli Euro-cautious allocation globali. In Italia, si conferma il successo dei Bilanciati-altro, una categoria eterogenea, che comprende molti prodotti a cedola. Nel secondo trimestre, hanno raccolto 5,36 miliardi, per la quasi totalità confluiti in prodotti di Eurizon Capital (gruppo Intesa Sanpaolo).
Tuttavia, i veri protagonisti del secondo trimestre sono stati gli obbligazionari emergenti in valuta forte, soprattutto in dollari, che hanno ricevuto i più alti flussi tra le categorie Morningstar (8,25 miliardi). Sono andati bene anche quelli in valuta locale (+4,73 miliardi) e gli azionari specializzati sui paesi in via di sviluppo (5,44 miliardi).
Via dagli azionari
Le prese di profitto hanno colpito soprattutto i fondi azionari internazionali con stile misto (blend, -3,89 miliardi), ma i riscatti hanno riguardato anche l’equity europeo e statunitense. Lo stesso trend ha caratterizzato i comparti specializzati su Wall Street e venduti negli Stati Uniti. Il rally delle Borse sembra suggerire che sia venuto il momento di portare a casa un po’ dei guadagni realizzati. Lo stesso discorso vale per gli obbligazionari high yield in dollari. Come spiega Dave Sekera, analista sul credito di Morningstar, gli spread (differenziali rispetto al titolo di stato americano) si sono ristretti nell’ultimo anno e le valutazioni sono piuttosto elevate ora. A metà giugno, lo spread del US Morningstar corporate bond index era appena 103 punti base sopra il Treasury, 50 punti in meno della mediana e 70 punti più basso del livello medio degli ultimi 15 anni.
Come si comportano i grandi
Tra le principali società di gestione, al primo posto per raccolta mensile si colloca Capital Financial (+2,21 miliardi), amministratore del fondo Woodford equity income, lanciato dall’ex gestore di Invesco, Neil Woodford il 2 giugno. Al secondo posto si posiziona Ubs, grazie soprattutto ai comparti obbligazionari. Tra i migliori per flussi netti figurano anche Eurizon Capital e Pioneer Investments (gruppo Unicredit).
Guardando ai fondi più grandi in Europa, si nota una riduzione dei deflussi dal Templeton Global bond, che ha un Analyst rating pari a Silver. Un analogo trend ha registrato anche il Templeton Global total return (Bronze), che ha avuto flussi netti positivi a giugno per la prima volta da un anno.
Ha continuato ad attrarre sottoscrizioni M&G Optimal income (Silver), che nel trimestre ha registrato un tasso di crescita organica del 12%. Negli ultimi 36 mesi, ha avuto solo due mesi di (leggeri) deflussi. Per contro Carmignac Patrimoine ha proseguito il trend negativo a fronte di una debole performance, così come la medaglia d’oro Pimco Gis total return bond. Quest’ultimo, tuttavia, ha ridotto i riscatti netti a 444 milioni a giugno, il livello più basso da maggio 2013.
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