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Quando la strategia fa l’Etp

I cosiddetti smart beta sono accomunati dall’essere indicizzati e dal fatto di avere l’obiettivo di superare i limiti dei benchmark tradizionali. Ma sono un universo variegato, che può ricoprire ruoli differenti in portafoglio.

Sara Silano 28/07/2014 | 10:46
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Il confine tra strategie attive e passive è sempre più affollato ed eterogeneo. A partire dai nomi, che si moltiplicano:  smart beta, alternative beta, enhanced index, ecc. Morningstar ha deciso di utilizzare il concetto di strategic beta, che come spiega Ben Johnson, responsabile della ricerca sui fondi passivi, “focalizza l’attenzione sul fatto che gli indici sottostanti gli Etp (Exchanged traded product), i fondi o altri strumenti di investimento di questo tipo sono disegnati sulla base di un obiettivo strategico, che può essere quello di superare i limiti dei tradizionali indici a capitalizzazione o modificare il livello di rischio rispetto a un benchmark standard”. Il termine “beta” sta a indicare che si tratta di prodotti indicizzati.

Questi strumenti hanno anche in comune il fatto di non replicare indici tradizionali, ma benchmark che includono una componente attiva nella metodologia. Inoltre, hanno generalmente una serie storica breve e sono progettati esclusivamente per l’impiego in prodotti finanziari. Infine, hanno costi che sono generalmente superiori a quelli dei passivi tradizionali e inferiori a quelli delle gestioni attive.

Tipi di strategie
Morningstar distingue poi tra strategie orientate al rendimento, al rischio o di altro tipo. Le prime mirano a ottenere un rendimento migliore rispetto a un determinato indice standard (benchmark value e growth ne sono degli esempi). Le seconde hanno l’obiettivo di realizzare un livello di rischio più elevato o inferiore rispetto ai panieri tradizionali (esempi sono i low volatility). Infine, nella categoria “Altro” rientrano una varietà diverse strategie.

Per Isabelle Bourcier, responsabile dello sviluppo business di Ossiam, boutique specializzata in questo tipo di soluzioni di investimento, “questi nuovi schemi ben si adattano all’obiettivo di investire passivamente rimanendo al contempo dinamici, nel  senso di poter scegliere metodologie d’investimento alternative senza doversi accontentare, nel caso della classe azionaria, delle opzioni rappresentate dagli indici a capitalizzazione di mercato”. Questi ultimi, continua Bourcier, “sono spesso molto concentrati. Una piccola frazione di società mega-cap può rappresentare una parte dominante del portafoglio”. Di conseguenza, i prodotti basati su tali indici tendono a dare un peso maggiore alle azioni con migliori performance recenti e quindi a “inseguire il mercato”.  

I numeri dell’industria
Secondo le statistiche di Morningstar, negli Stati Uniti, a fine 2013 gli Etp sugli strategic beta erano 342, con un patrimonio in gestione di 291 miliardi di dollari (circa il 18% del totale degli asset dell’industria). Nel solo 2013, l’incremento delle masse è stato del 59%, di cui il 34% attribuibile ai flussi e la restante parte all’apprezzamento degli asset. La raccolta si è diretta soprattutto verso le strategie orientate ai dividendi, in un contesto di ricerca di rendimenti da parte degli investitori. In Europa il mercato è ancora piccolo, anche se l’interesse per questi strumenti è in crescita. In base alle stime sui flussi calcolate da Morningstar, tra i più popolari c’è SPDR S&P US Dividend Aristocrats Etf, che replica un paniere di indici ad alto dividendo. Secondo Bourcier, gli investitori europei apprezzano anche le strategie che riducono la volatilità, quali ad esempio quelle Minimum variance (minimizzare il rischio per un dato livello di rendimento atteso), risk weighted (attività ponderate per il rischio) o risk parity (allocazione del rischio).

Prima di investire
Gli analisti di Morningstar suggeriscono una serie di accorgimenti nell’acquisto di questi prodotti, tra cui una particolare attenzione ai costi e alla comprensione di come è costruito il prodotto (il consiglio è di evitare quelli troppo complessi che non si riescono a comprendere).  Per Bourcier di Ossiam, inoltre, il ruolo in portafoglio dipende dal tipo di Etp. Ad esempio, “i Minimum variance sono più strategici e adatti a un approccio di lungo periodo, mentre gli equal weighted possono essere usati per un’allocazione tattica in caso di rimbalzi del mercato”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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