Tre incidenti aerei fatali nel giro di una settimana. Una serie di disastri che rischia di trasformare il 2014 nel periodo peggiore dell’ultimo decennio per il trasporto passeggeri via aria. E che, dal punto di vista delle Borse, accende un allarme rosso per quanto riguarda i titoli dei vettori.
L’incidente del McDonnell Douglas MD-83 nel deserto del Sahara del 24 luglio ha seguito di solo un giorno la caduta di un ATR 42 a Taiwan e l’abbattimento di volo della Malaysian Airlines in Ucraina la settimana precedente. Il conto delle vittime parla di 680 morti. A questi, per il momento, non si possono sommare i 228 passeggeri che erano sul volo scomparso l’8 marzo sopra l’Oceano indiano e che sono ufficialmente ancora dispersi.
Secondo i dati della società di consulenza per la sicurezza aerea Ascend Worldwide il periodo peggiore in assoluto per i viaggi aerei è stato il 2005 quando sono morti 916 passeggeri. Qualche rassicurazione arriva dalla International Air Transport Association (Iata) secondo cui circa 100mila voli al giorno atterranno senza incidenti, mentre nel 2013 3 miliardi di persone si sono spostate in aereo senza problemi.
Opportunità d’acquisto
In Borsa, intanto, alcuni operatori iniziano a chiedersi quali potrebbero essere le conseguenze di questa situazione sui titoli del comparto aereo. “Ogni volta che capita un disastro i titoli dei vettori attraversano dei momenti di debolezza”, spiega uno studio firmato da Daniel Rubensky, analista di American-International Equity Investors (Aiei). “Per gli investitori più cinici questi momenti si trasformano in buone opportunità di acquisto”. Soprattutto in un momento in cui le azioni delle compagnie aeree iniziano a essere un po’ care.
Occhio alle M&A
In particolare negli Stati Uniti dove l’indice Nyse Arca Airline negli ultimi due anni ha guadagnato +124%. “Il tema che sta seguendo il mercato è quello del consolidamento del settore”, continua l’analista di Aiei. “Dal 2008 ci sono state diverse fusioni e acquisizioni. Negli Usa le quattro maggiori aviolinee oggi controllano l’85% del traffico passeggeri contro il 58% del 2003”. Una tendenza simile potrebbe interessare anche l’Europa dove, anche grazie alla crisi economica, il settore è stato costretto a portare avanti un profondo processo di ristrutturazione anche sul fronte dei costi. “Uno dei risultati, per molte società del Vecchio continente e dell’Asia, è stato quello di una forte ripresa dei corsi azionari”, continua il report. “La salita potrebbe continuare se questi mercati, ancora abbastanza frazionati, dovessero portare avanti un processo di M&A simile a quello visto negli Usa”.
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