Anche la locomotiva americana ogni tanto deve prendersi una pausa. L’indice Msci Usa nell’ultimo mese (fino al primo agosto e calcolato in euro) ha perso lo 0,6%, portando a +7,7% la performance da inizio anno. “Alcuni commentatori non si spiegano questa battuta d’arresto”, dice Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Per me, invece, il motivo è molto semplice: il mercato era stanco dopo aver accumulato guadagni per gli ultimi 18 mesi. Le notizie che sono arrivate dal fronte macro e dalle trimestrali, del resto, non giustificavano una battuta d’arresto. L’unica spiegazione, quindi, è legata alla volontà di tirare un po’ il fiato”. Nel frattempo gli operatori hanno studiato i dati congiunturali. Il più sorprendente è stato quello sul Pil americano, cresciuto nel secondo trimestre, del 4%, ben oltre le attese degli economisti. “Questo risultato rende la mia previsione di una crescita degli Stati Uniti nell’ordine del 2-2,5% una possibilità più concreta”, dice Johnson. “Molto, però, dipenderà da quello che riuscirà a fare l’economia nella seconda parte del 2014”.
La nuova strada della Fed
Più difficile sembra determinare per quanto tempo ancora il numero uno della Federal Reserve Janet Yellen potrà continuare a giustificare una politica di tassi nulli. “La Fed, da quando Yellen è al suo timone, ha implementato un’impostazione qualitativa andando di fatto a slegare le decisioni di politica monetaria da precisi parametri numerici relativi ad inflazione e tasso di disoccupazione”, spiega una nota di Davide Marone, analista valutario DailyFX (FXCM). “Lei stessa negli ultimi speech al Congresso ha dettato una linea perfino più aggressiva rispetto al suo tipico atteggiamento da colomba. O, quanto meno, ha lasciato intendere che a Washington sono pronti a intraprendere atti concreti dal punto di vista della politica sui tassi di interesse addirittura anticipata rispetto ai criteri guida della forward guidance comunicata nei mesi scorsi. E’ evidente che vadano applicati dei potenti filtri interpretativi alle dichiarazioni dei banchieri centrali, spesso quanto meno fuorvianti. Non c’è dubbio però che, l’idea che il tapering potrà ancora ampliarsi con il QE che quindi sarebbe decurtato di oltre 2/3 dall’ammontare originale, unita a delle release in continuo miglioramento sul fronte macro, concorrano a creare lecite aspettative su un anticipazione da parte della Fed dei tempi in materia di tassi di interesse.
L’equity è ancora interessante
In mezzo a tutta questa situazione – e nonostante qualche passaggio a vuoto - Wall Street è riuscita a battere nuovi record al rialzo. Questo significa che le azioni sono diventate sopravvalutate? “Tutti i giorni sentiamo voci preoccupate che parlano dell’azioni come di un asset costosa. In linea di massima siamo d’accordo. Ma, messe in confronto con il reddito fisso, l’equity sembra più interessante oggi rispetto all’inizio dell’anno”, spiega John Pandtle, gestore del Nordea North American All Cap Fund. “Tra l’altro, l’aumento del rapporto fra prezzo e utili visto negli ultimi tre anni e mezzo non è stato uniforme su tutti i settori. Questo ha creato delle sacche di opportunità per gli stock picker che si orientano sui fondamentali”.
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