I soldi sono un tabù, anche in famiglia. Se, come ha dimostrato un sondaggio a cura di Fidelity, parlare di questioni finanziarie mette in imbarazzo genitori e figli adulti (clicca qui per approfondire), l’effetto si fa ancora più forte quando si tratta di figli in giovane età, diciamo dagli 8 ai 18 anni.
Un aiuto a sbloccare queste situazioni arriva dall’esperienza di Glenn Kurlander, direttore generale del Wealth Management di Morgan Stanley, il quale ha pubblicato un report dal titolo Opening Pandora’s Box. Il documento è una specie di decalogo, in cui vengono indicate alcune regole da tenere a mente quando si vuole (o non si vuole) parlare di denaro coi propri figli.
L’esperienza di Kurlander si basa sul rapporto con una clientela di alta fascia, molto benestante, che spesso cerca di non rivelare ai figli la reale ricchezza di famiglia, in modo da spingerli a contare più sulle loro forze che sulle risorse dei genitori. Tuttavia, i principi da lui indicati possono valere per chiunque.
I soldi sono come il sesso
Un altro argomento difficile da approcciare con i ragazzini è la sfera sessuale. Kurlander, però, ci ricorda che nella maggior parte dei casi i figli ne sanno molto di più di quanto noi immaginiamo. Certe cose non si possono tenere segrete. Lo stesso principio vale per i soldi. I bambini hanno occhi e orecchie, e anche se forse non riescono a percepire il valore reale di ogni cosa, ci vedono pagare, comprare, litigare per denaro. Osservano e traggono le loro impressioni. Il compito dei genitori è aiutarli a contestualizzare quello che sanno, imparare il valore delle cose e non solo il loro prezzo.
Pensare prima di parlare
L’esempio è più forte di ogni parola. Non si può spendere il proprio stipendio in gratta e vinci e poi dire ai figli di risparmiare, così come non si è credibili se ci si compra una nuova automobile ogni anno e poi si tengono lezioni sulla futilità delle cose materiali. “Se c’è una forte discrepanza tra quello che si dice e quello che si fa, loro se ne accorgeranno presto e cominceranno a ignorare quello che viene loro detto”, afferma il consulente.
Parlare, parlare, parlare
A scuola non si parla di soldi. I genitori sono coloro che dovrebbero insegnare come gestire il proprio capitale, anche se esiguo, incluso il non indebitarsi troppo e il pensare anche alla propria vita post-lavorativa.
Parlare con loro, non a loro
Kurlander ricorda anche l’importanza di non tenere lezioni dove a parlare è uno solo, il genitore, ma di avere conversazioni con scambi di opinioni e domande a cui loro devono cercare le proprie risposte.
La “paghetta” può essere un buon allenamento
Questo argomento è molto discusso. Secondo Kurlander, dare una paghetta settimanale può essere utile a responsabilizzare e allenare i ragazzi a una pianificazione delle proprie risorse finanziarie, già a partire dai sette anni. Con la condizione di non sforare la cifra pattuita, altrimenti diventa inutile.
Investire nei propri figli
Molti clienti di Kurlander sono preoccupati che la ricchezza familiare spinga gli eredi a vivere di rendita. “I genitori vogliono che i figli siano in grado di farsi strada da soli”, si legge nel report. “Perciò bisogna investire in loro: se vostro figlio vi chiede una bicicletta nuova, pagatene metà e offritegli un modo per guadagnarsi l’altra”.
Non si finisce mai
Parlare coi propri figli di soldi non è una cosa che si fa una volta, ma anzi andrebbe fatto per tutto il corso della vita. Ovviamente, man mano che i figli crescono, dovrebbe cambiare anche l’approccio e la qualità di questo tipo di conversazioni.
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