I dati di Saras deludono le attese del mercato. Ma per i nostri analisti il titolo continua a essere scambiato a prezzi inferiori rispetto alla stima del prezzo obiettivo che è pari a 0,85 euro (la valutazione si basa sulla metodologia Morningstar sul rating quantitativo, che deriva l’obiettivo di prezzo, i giudizi sul posizionamento settoriale dell’azienda e sulla volatilità dei risultati della stessa dall’utilizzo di un modello statistico).
Meglio nei secondo trimestre
Nei tre mesi da marzo a giugno i conti del gruppo italiano attivo nel settore della raffinazione di petrolio hanno registrato un’accelerazione, che però non è stata sufficiente a invertire la negativa tendenza del primo semestre. I dati del secondo trimestre hanno evidenziato un significativo miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sia in termini di Ebitda (risultato operativo), salito da 5,8 a 8,3 milioni di euro, che di risultato netto (dove la perdita si è ridotta da 46,3 a 38,4 milioni di euro).
Tuttavia, questo non è stato sufficiente a evitare un passivo di 78,8 milioni di euro, in crescita rispetto alla perdita netta del primo semestre 2013 (57 milioni di euro) e a trainare il reddito operativo oltre i 15 milioni di euro (contro i 54 milioni dello scorso anno).
Calano i margini di profitto
A penalizzare le performance del gruppo è il costante assottigliamento dei margini di profitto del segmento “raffineria” scesi da 2,2 e 1,1 dollari al barile dei primi due trimestri del 2013 a 0,5 e 0,6 dollari al barile nel 2014. A questo, poi, si aggiunge il continuo calo della domanda di petrolio raffinato nel sud dell’Europa. Tra le note positive c’è il miglioramento della posizione finanziaria, passata da -55 milioni di euro del marzo scorso agli attuali -43 milioni di euro per effetto della riduzione del debito societario (anche se inferiore alle attese degli analisti).
Il nostro modello di stima indica una situazione finanziaria sotto controllo, ma non evidenzia una posizione di vantaggio competitivo (Economic Moat). Il segmento della raffinazione in Europa è in crisi per effetto della forte concorrenza dei paesi dell’Est in grado di produrre su scala più elevata e, quindi, a costi più bassi.
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