Nel secondo trimestre, Intesa Sanpaolo ha consolidato il trend di crescita dell’utile pretax, ma i nostri analisti confermano l’obiettivo di prezzo per il titolo bancario a due euro per azione. Una valutazione che vale al gruppo italiano un rating di tre stelle (hold – mantenere la posizione).
I risultati del trimestre
Nei tre mesi, da aprile a giugno, il risultato ante-imposte è salito a 1,2 miliardi di euro, +28% rispetto ai 953 milioni registrati nel primo quarto, segnando il livello più alto negli ultimi nove trimestri. Nonostante la buona gestione operativa, l’utile netto è sceso a 217 milioni di euro dai 502 milioni di euro realizzati nel primo periodo dell’anno per effetto degli oneri fiscali dovuti alla plusvalenza realizzata in seguito alla rivalutazione della partecipazione in Banca d’Italia.
Il progresso realizzato dall’istituto di credito rispetto al primo trimestre deriva dalla crescita degli introiti derivanti dalle commissioni (+9%) e dall’attività di trading (da 151 milioni di euro a 409 milioni di euro), mentre il margine di interesse (interessi attivi - interessi passivi) è rimasto piatto. Sul fronte dei costi, invece, gli oneri operativi sono stati stabili a 2 miliardi di euro, in gran parte per effetto della riduzione delle spese per il personale, in costante calo dallo scorso anno.
Solida nonostante l'Italia
Questo ha contribuito a migliorare il rapporto cost/income della banca (il rapporto tra i costi operativi e la somma tra margine di interesse, commissioni nette, dividendi e proventi simili, risultato netto dell'attività di negoziazione, risultato netto dell'attività di copertura e il risultato netto delle attività e passività finanziarie) dal 50% del primo semestre del 2014 all’attuale 48%.
L’economia in Italia è entrata in una recessione tecnica nel secondo trimestre, sollevando preoccupazioni sulla salute delle banche italiane. Tuttavia Intesa sembra andare bene, anche grazie ad un indice Tier 1 del 13% che la rende una delle banche meglio capitalizzate in Europa. Questo permette anche al management di continuare a gestire le sofferenze sui prestiti della banca senza essere costretti a dismetterli a prezzi stracciati come molti altri istituti italiani.
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