Sono tempi duri per la tecnologia. Sia dal punto di vista industriale, che borsistico. I consumi del settore stanno attraversando una fase di stravolgimento tale che le architetture esistenti sono o incapaci di resistere o non adatte alle nuove esigenze. “La domanda di dati, sia su dispositivi fissi sia mobili, è insaziabile”, spiega uno studio firmato da James Gautrey, Global Sector Specialist, Technology and Telecoms di Schroders. “Su Facebook vengono condivise foto, su Youtube si guardano i video, mentre con Netflix si scaricano film”. Complessivamente, questi servizi rappresentano gigabyte di consumo dati, che deve essere assicurato in tempo quasi reale a una pletora di differenti dispositivi. “Dieci anni fa, possiamo dire che nulla di tutto ciò esistesse”, continua Gautrey. “Il traffico su reti mobili è cresciuto di quasi 100 volte dall’inizio dell’era degli smartphone nel 2008 e Cisco, società sviluppatrice di network globali, ritiene sia destinato a triplicare entro il 2018.
Come cambia l’innovazione
Dal punto di vista delle imprese, l’innovazione è guidata da diversi fenomeni. In primo luogo, le società a diretto contatto con il consumatore che tentano di far arrivare quantità straordinarie di dati in tempo reale (per esempio Google, Facebook, Amazon, Netflix e altre) sono state obbligate a cambiare. Le architetture tecnologiche tradizionali erano troppo costose e non assicuravano le performance necessarie. Di conseguenza, queste aziende hanno deciso di costruire i propri sistemi, conosciuti come Software defined data centre. Facebook ha risparmiato il 35% sui soli costi del server nel primo anno di attuazione di queste modifiche”.
In secondo luogo, le società sono sempre più interessate a raccogliere e analizzare grandi quantità di dati in tempo reale, tendenza alla quale generalmente ci si riferisce come big data. Questa attività può essere svolta grazie a nuove piattaforme software d’analisi, a tecnologie per i database e, soprattutto, con il passaggio da sistemi basati su dischi a sistemi fondati sulla memoria. Infine, i software dedicati alle imprese e ai consumatori stanno sempre più muovendosi verso il cloud computing (i dati sono conservati esternamente e l’accesso avviene tramite Internet). “I vantaggi sono numerosi e includono la riduzione dei costi, l’integrazione di molteplici dispositivi e la semplicità d’uso”, dice il report. “E’ probabile che la maggior parte dei software utilizzeranno il cloud computing nei prossimi 10-20 anni. Altrettanto probabile è che le imprese si servano di un approccio ibrido, impiegando una combinazione di centri di dati privati e pubblici in modo da soddisfare i requisiti relativi alle performance e, allo stesso tempo, placare i timori sulla sicurezza”.
La strategia operativa
Dal punto di vista degli investimenti, la sfida è capire cosa tutto ciò significhi per le società coinvolte, sia esistenti sia innovatrici e, di conseguenza, l’impatto sulla crescita degli utili e, in ultima analisi, sulle valutazioni azionarie. “Negli investimenti nel settore tecnologico, si tende a pensare che la valutazione di un titolo non è importante per le storie azionarie più attraenti e che la strategia value non funzioni, poiché se un titolo è poco costoso esiste un buon motivo”, dice l’analisi di Schroders. “Nessuna di queste idee è corretta. Sarebbe come dire che in un settore così prono al cambiamento, gli investitori lascino che le proprie emozioni facciano presagire qualsiasi cosa necessaria a giustificare i propri convincimenti”.
Al momento, comunque, secondo gli analisti di Morningstar, il settore tecnolgocio è sopravvalutato. “E’ una situazione che sta andando avanti da circa un anno e mezzo”, spiega Peter Wahlstrom. “Tuttavia ci sono segmenti dove si possono trovare sacche di buone valutazioni per gli investitori che hanno pazienza. Al momento i prezzi più interessanti si trovano fra le società telefoniche internazionali - come la francese Orange - e fra quelle che gestiscono i servizi per la telefonia cellulare come Crown Castle International”.
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