I dati di BHP non sorprendono gli analisti, ma il titolo paga in Borsa la notizia di un prossimo spin off delle sue attività e ora è scontato rispetto al nostro obiettivo di prezzo pari a 80 dollari (riferito all’Adr quotato sul Nyse).
L’esercizio della compagnia mineraria australiana si è concluso in linea con le nostre aspettative. L’utile netto è salito del 10% grazie alla riduzione dei costi e a un aumento dei volumi di vendita, mentre i prezzi delle materie prime si sono mantenuti bassi. Questo risultato ha permesso all’azienda di distribuire agli azionisti un dividendo pari a 0,62 dollari australiani (anche questo secondo le previsioni).
I dettagli sullo spin off
A pesare sull’andamento del titolo, però, è stato l’annuncio del management di voler operare uno scorporo di alcune sue attività non-core che andranno a formare una nuova società le cui azioni saranno negoziate sui listini di Sydney e Johannesburg, mentre sul New York Stock Exchange saranno offerti i titoli Adr (American Depositary Receipt).
Lo spin off riguarderà i segmenti di BHP legati all’alluminio e al manganese, imprese e piccole componenti di altri business. Relativamente al comparto del nichel, Cerro Matoso in Colombia verrà ceduta, ma Nickel West in Australia rimarrà nel gruppo. Nel carbone, invece, South African Coal Energy sarà scorporata, mentre New South Wales rimarrà sotto BHP. Il via libera del consiglio di amministrazione è vincolato all’approvazione da parte di governo, autorità di regolamentazione e degli azionisti.
Il parere degli analisti
“Il nostro giudizio sull’operazione non è dei più positivi”, dice Mark Taylor analista azionario di Morningstar. “Gli investitori potrebbero percepire la nuova società come troppo distaccata dal gruppo e questo renderebbe difficile un giusto apprezzamento delle sue azioni sul mercato. L’accelerazione del piano di spin off, in questo momento, impedisce inoltre a BHP di approfittare di un possibile miglioramento del prezzo delle materie prime e riduce il suo grado di diversificazione”.
Il gruppo australiano, comunque, manterrà la sua solida posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic moat) grazie al suo focus sulle attività legate alle miniere di ferro, rame e carbone e all’estrazione del petrolio. I nostri analisti prevedono un miglioramento dei margini di profitto e una crescita media del fatturato del 4% nei prossimi cinque anni.
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