Holly Cook: Chi ci segue sa l’importanza che Morningstar dà ai costi quando ci si trova a dover scegliere un investimento. Oggi qui con me c’è Jose Garcia Zarate, del team di ricerca sui fondi passivi di Morningstar, che ci spiegherà in quali casi è preferibile scegliere uno strumento passivo e in quali altri è meglio puntare alla gestione attiva.
Grazie Jose.
Jose Garcia Zarate: Prego.
Cook: Partiamo dalla base. Quali sono i vantaggi principali dell’investimento passivo, tramite ad esempio gli Exchange traded fund?
Zarate: Ovviamente i costi. L’investimento, per definizione, è un’attività rischiosa e non si può mai sapere quale sarà il rendimento. L’unica certezza è che si dovrà pagare qualcosa, le commissioni. Quindi, è molto sensato cercare di minimizzare questa voce il più possibile.
Cook: A sentire questo gli investitori potrebbero pensare che quindi dovrebbero andare passivi sempre e comunque. Ma ci sono dei casi in cui è preferibile magari pagare dei costi più elevati a fronte di una gestione attiva?
Zarate: Ci sono aree forse più adatte a una gestione attiva. Dipende molto dal tipo di mercato. Ad esempio, se si investe in un mercato tradizionale e molto liquido, come può essere lo S&P 500, le possibilità per un gestore attivo di aggiungere valore sono ridotte. Quando si tratta di investimenti più esotici, come i mercati emergenti o di frontiera, allora l’expertise e le informazioni che può ottenere un gestore attivo sono molto più rilevanti. In questi casi un buon gestore può davvero aggiungere valore.
Non si può dire “passivo è bene, attivo no”, o il contrario. Si tratta di combinare i due approcci.
Cook: Quindi nei casi in cui è possibile informarsi e analizzare l’investimento da soli è forse meglio andare passivi, mentre nei casi in cui tutto ciò diventa complesso sarebbe meglio affidarsi a un buon gestore?
Zarate: Se si è convinti che l’esperto che gestisce quel particolare strumento finanziario ha buone possibilità di aggiungere valore, forse è il caso di dargli fiducia.
Cook: E, a parte il tipo di mercato, ci sono magari scenari in cui è meglio una strada piuttosto che l’altra, oppure tipologie di investitore?
Zarate: Come ho detto ci sono vantaggi in entrambe le strategie, ma quando si decide l’asset class in cui investire molto dipende dal tipo di investitore che si è, e quindi dall’asst allocation che si sceglie.
Se si è giovani e pronti a rischiare un po’ di più, forse è bene esporsi maggiormente alle azioni, più volatili ma più redditizie. Se si è prossimi alla pensione, invece, magari sarebbe meglio mettersi al riparo dalla volatilità e puntare asset class che possano fornire stabilità.
Quindi, il dibattito, più che sull’aspetto passivo-attivo, dovrebbe essere incentrato sull’asset allocation.
Cook: Dunque, una volta che si è scelta la propria allocazione, poi però occorre selezionare gli strumenti per metterla in pratica ed è in quel momento che bisogna ragionare sulle informazioni a nostra disposizione e sul valore aggiunto che il gestore potrebbe portare, senza dimenticare i costi, giusto?
Zarate: Esattamente. Sono due passi: la giusta asset allocation e poi la scelta di quanta parte del portafoglio dedicare alla replica passiva e quanta alla gestione attiva.
Cook: Perfetto. Grazie Jose.
Zarate: Prego.
Cook: Per Morningstar sono Holly Cook, grazie per l’attenzione.
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