Avvio negativo per i listini di Wall Street. Nonostante i positivi dati macro americani, gli operatori sembrano dare maggior peso alle possibili ripercussioni che potrebbe avere il riaccendersi delle tensioni in Ucraina. La seconda lettura del Pil americano nel secondo trimestre è stata superiore alle aspettative (+4,2% rispetto al 3,8% previsto dagli analisti), inoltre la fiducia dei consumatori è salita ai massimi delle ultime cinque settimane e le nuove richieste per i sussidi di disoccupazione sono ai minimi degli ultimi otto anni.
Questo però non è bastato a far prevalere gli acquisti. Gli indici di Borsa viaggiano sui massimi storici e il rischio di un maggior coinvolgimento dell’Europa e degli Usa nella crisi diplomatica che coinvolge Russia e Ucraina sta facendo prevalere tra gli operatori la voglia di raccogliere i profitti fin qui accumulati per posizionarsi, magari, sui beni rifugio. Come testimonia l’ascesa del prezzo dell’oro.
Spread a quota 157 pbChiusura in rosso per i listini di Eurolandia. Nel Vecchio continente aumentano le preoccupazioni per l’andamento dell’economia, come mostra l’ultimo aggiornamento degli indici di fiducia delle imprese e dei consumatori (in sensibile calo rispetto al mese di luglio). Ma le maggiori preoccupazioni riguardano l’Ucraina, dove il presidente, Petro Poroshenko, ha chiesto ufficialmente l’intervento dell’Unione europea. Il riaccendersi delle tensioni politiche ha avuto ripercussioni anche sul mercato del debito sovrano con lo spread tra Btp decennali e Bund che si è riportato a quota 157 punti base.
Bancari in ribasso
A Milano il Ftse Mib ha chiuso a -2,03% per effetto delle forti vendite che hanno interessando il comparto finanziario, con Banco Popolare e Ubi Banca in testa ai ribassi. Tra le blue chip si salvano i titoli del lusso Luxottica e Ferragamo (quest’ultimo comunicherà i dati del primo semestre alla chiusura delle contrattazioni). In rialzo anche Telecom Italia sugli sviluppi dell’offerta per Gvt.
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