Dall’ormai famoso Whatever it takes (qualunque cosa sia necessaria) detto dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nell’estate 2012, per fermare la speculazione contro l’euro, le azioni del Vecchio continente si sono apprezzate di circa 50 punti percentuali. La discesa in campo della Bce, infatti, ha aumentato la fiducia degli operatori nell’uscita dalla crisi.
La ripresa, certificata dai numeri, è arrivata nel secondo trimestre del 2013. A distanza di oltre un anno, però, possiamo dire che l’economia europea non è mai veramente decollata e che anzi, proprio in queste settimane è tornata a viaggiare col freno tirato. Anche la locomotiva del continente, la Germania, non sta vivendo un buon momento: Berlino fa registrare ad agosto un nuovo calo dell’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche. Si tratta del quarto ribasso consecutivo, a 106,3 punti dai 108 del mese di luglio.
Tuttavia, la Bce si aspetta che i paesi dell’Eurozona tornino a crescere nel 2015, con minori differenze tra periferia e mercati core. L’Europa si sta lentamente muovendo da un modello basato sulle esportazioni a uno trainato dalla domanda interna, pubblica e privata. I consumi verranno aiutati da un aumento dei prezzi molto contenuto. L’inflazione nella zona euro è attesa all’1% per il 2014 e all’1,3% per il 2015. Il rischio principale per la ripresa economica potrebbe essere lo stallo, o l’attuazione solo parziale, di riforme strutturali, fiscali e istituzionali.
L’indice
Lo Stoxx Europe 600 Index è un benchmark ponderato per la capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante ed è un sottoindice del Dow Jones Stoxx 1800 Index. Il benchmark contiene un numero fisso di 600 titoli emessi in 18 diversi paesi, catturando così circa il 95% della capitalizzazione di questi mercati. L’economia più rappresentata è il Regno Unito (30-35%), seguita da Francia e Svizzera (12-15%). L’indice è ben diversificato a livello settoriale, con un sovrappeso, però, dei titoli finanziari (20-25%), seguiti dai beni di consumo (12-20%) e dagli industriali (10-15%). I titoli più importanti sono Nestlé, Novartis e Roche, tutti con un peso tra il 2 e il 3%.
iShares STOXX Europe 600 UCITS ETF
Il fondo utilizza la replica fisica completa per tracciare l’indice. iShares può effettuare attività di prestito titoli per migliorare la performance, nel limite del 50% del portafoglio; i proventi del prestito vengono così divisi: 62,5% al fondo e 37,5% a BlackRock. Il fondo ha in media prestato, da giugno 2013 a giugno 2014, lo 0,91% del portafoglio, guadagnando lo 0,1% netto. Le operazioni di prestito sono coperte usando un collaterale costruito in base alle norme Ucits. Il collaterale è detenuto in un conto da una parte terza. Il grado di sovracollateralizzazione è in funzione delle attività previste come garanzia, ma varia tipicamente da 102,5% al 112%.
Le commissioni totali sono pari allo 0,20%, inferiori alla media di categoria.
db x-trackers Stoxx Europe 600 UCITS ETF
Anche questo fondo segue l’indice utilizzando la replica fisica, detenendo cioè tutti i componenti del paniere. Per motivi di gestione, il fondo può usare contratti derivati, per un valore massimo pari al 2% del portafoglio. db x-trackers può effettuare attività di prestito titoli, senza superare il 50% del valore totale di patrimonio. Da giugno 2013 a giugno 2014, il fondo ha in media prestato il 9,91% dei propri titoli. Tutte le transazioni sono sovracollateralizzate; il collaterale è formato da un paniere di bond governativi tra i meno rischiosi e azioni a larga capitalizzazione. I proventi del prestito vengono suddivisi 70/30 tra l’Etf e l’agente che si occupa della negoziazione. Sul proprio sito, la società dà offre informazioni complete sul prestito titoli.
Il Ter è dello 0,20%, come per l’Etf di iShares.
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