Usa in salvo. Forse

Le prospettive per l'economia americana sono buone. Ma una frenata del petrolio, a seguito del rallentamento globale, potrebbe metterne in crisi la ripresa. Chi vuol fare acquisti, dicono gli operatori, deve puntare solo alla qualità. 

Marco Caprotti 15/10/2014 | 16:50
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I mercati mondiali non l’hanno presa bene. Nemmeno quelli degli Stati Uniti. E non importa se l'ultimo World economic outlook (Weo) del Fondo monetario europeo, in uno scenario di previsioni economiche generalmente al ribasso, ha migliorato le stime sugli Usa. Il quadro congiunturale globale disegnato dall’istituto guidato da Christine Lagarde, sta costringendo gli investitori a rivedere le strategie operative, comprese quelle su Wall Street.

Secondo l’Fmi quest’anno il Pil mondiale avrà un’espansione del 3,3%. Si tratta dello 0,1% in meno rispetto alle previsioni aggiornate del Weo dello scorso luglio. In confronto all'edizione di aprile c’è stato un -0,4% “alla luce soprattutto di una prima metà del 2014 più debole delle attese”. Per il 2015 è previsto un +3,8%, una limatura al ribasso dello 0,2% sui calcoli di tre mesi fa. “La crescita dovrebbe rafforzarsi nel 2014-15 nelle economie avanzate, ma il passo della ripresa resta diverso nelle varie regioni”, si legge nel rapporto. Il rimbalzo “più forte” è atteso negli Stati Uniti mentre i “freni dovuti alla crisi si allenteranno solo lentamente” nell’area euro e la crescita in Giappone resterà “modesta”. In altre economie asiatiche avanzate, in Canada e nel Regno Unito, continua il Weo, la crescita dovrebbe essere “solida”.

Il Pil statunitense è visto salire del 2,2% nel 2014, lo 0,5% in più rispetto alle stime del Weo dello scorso luglio. Ma per colpa di un primo trimestre “molto debole” - conseguenza del vortice polare che ha colpito la nazione - la revisione rispetto al Weo dello scorso aprile è pari a un -0,6%. L’anno venturo è atteso un +3,1%. I dati si confrontano con il +2,2% del 2013 e il +2,3% del 2012. Nella prima economia al mondo, si legge nel documento, restano in atto le condizioni per una forte accelerazione della ripresa: una politica monetaria accomodante, condizioni finanziarie “favorevoli”, un peso fiscale “ridotto di molto”, il miglioramento dei bilanci delle famiglie e un mercato immobiliare residenziale “più in salute”. Di conseguenza, precisa il Fondo, in media la crescita nella sola seconda metà del 2014 sarà del 3%.

Usa contro il resto del mondo
“Il rapporto del fondo non contiene grandi novità, ma dai mercati è stato preso male anche a causa delle alte valutazioni che avevano raggiunto diversi titoli”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. Wall Street, da parte sua, ha avuto un atteggiamento altalenante. Prima si è depressa, convinta che la situazione prevista per gli Usa avrebbe indotto la Federal Reserve ad anticipare un aumento dei tassi di interesse. Poi ha pensato che la crescita interna fosse una notizia positiva. Alla fine si è resa conto che una situazione di rallentamento generalizzato potrebbe non essere un buon affare. Nemmeno per gli Usa. E’ vero che solo il 13% dell’economia yankee dipende dalle esportazioni e quindi un calo del Pil mondiale avrebbe scarsi effetti sull’economia americana. “Anzi, con una frenata globale ci sarebbe una discesa dei prezzi delle commodity con effetti positivi sulle tasche delle famiglia americane”, dice Johnson. “Tuttavia ci sarebbe una frenata anche dei valori del petrolio che, a sua volta, rallenterebbe il boom degli Stati Uniti alimentato dai nuovi giacimenti domestici. Con un barile al di sotto degli 80 dollari, molti investimenti per il fracking diventano poco redditizi”. A questo vanno aggiunti i pericoli potenziali di un collasso del sistema finanziario in Europa e quelli di un peggioramento della crisi fra Ucraina e Russia.

Occhio alla qualità
Dal punto di vista operativo per gli investitori che vogliono lavorare sul mercato equity americano resta il nodo delle valutazioni che, secondo le diverse metriche utilizzate da Morningstar, sono ancora troppo alte. Tuttavia, nel lungo termine l’azionario resta più interessante dei bond o della moneta. “Non dobbiamo dimenticare che una delle fonti di rendimento di un titolo è la crescita del suo valore intrinseco”, spiega Matthew Coffina, analista di Morningstar. “Il fair value è un obiettivo in movimento, che può crescere ogni volta che un’azienda aumenta gli utili, alza i dividendi e migliora i flussi di cassa”. Il consiglio è quello di non sacrificare la qualità per andare a caccia di occasioni difficili da trovare”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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