Il mercato europeo degli Exchange traded fund ha attratto nel terzo trimestre flussi netti pari a 10,4 miliardi di euro, portando la raccolta netta totale dei primi nove mesi dell’anno a 33,4 miliardi. La combinazione di flussi in entrata e l’apprezzamento del capitale ha spinto il patrimonio gestito in replicanti fino a 360 miliardi dai 300 di inizio anno.
In generale, i dati sono positivi. Con tre mesi alla fine dell'anno, i flussi registrati finora sono superiori all’intera raccolta dei tre anni precedenti e gli asset sono al loro massimo storico. Eppure, i dati del terzo trimestre lanciano un avvertimento. Infatti, per la prima volta nel 2014, il mercato europeo ha registrato dei riscatti netti mensili, a settembre. Con poco più di 2,5 miliardi di euro, i deflussi hanno imposto un improvviso arresto di quella che era diventata una corsa che sembrava inarrestabile in termini di raccolta netta mensile.
Fuga da Berlino
L’analisi dei dati mostra che i deflussi netti sono stati in gran parte concentrati in due categorie azionarie, in particolare Germania e Area Euro Large Cap. Ciò indica che gli investitori hanno risposto al flusso di dati economici negativi nel corso del periodo, in modo particolare dalla Germania.
Detto questo, nella caduta registrata dal Pil tedesco nel secondo trimestre, i fattori stagionali sembrano aver giocato un ruolo importante. Tuttavia, anche tenendo conto di un potenziale rimbalzo tecnico nel terzo trimestre, a breve-medio termine le aspettative di crescita per la più grande economia della zona euro (e quindi per la regione intera) sono più deboli. E questa volta il motivo del downgrade va oltre gli inconvenienti di austerità fiscale auto-inflitta. In effetti, le prospettive di crescita per il mondo nel suo complesso sono state ridimensionate, il che getta un’ombra scura sulla strategia di crescita della Germania da sempre così concentrata sulle esportazioni.
La questione è quindi capire se il risultato di settembre possa significare un quarto trimestre in rosso per il mercato europeo dei replicanti. Non è facile rispondere. È un fatto che il mercato Etp in Europa resti fortemente polarizzato verso le esposizioni azionarie (e che gli strumenti plain vanilla large cap siano particolarmente popolari). Perciò, un’eventuale continua negatività macroeconomica potrebbe portare a ulteriori deflussi dai replicanti a grande capitalizzazione nel resto dell’anno.
Capitali sempre in circolo
Tuttavia, il denaro che lascia gli Etp non scompare di certo. Gli investitori devono trovare sistemazioni alternative per esso, ed è qui che l’ampiezza delle scelte di asset class disponibili sul mercato Etp entra in gioco. Infatti, allo stato attuale è abbastanza facile per gli operatori europei utilizzare replicanti per la costruzione di interi portafogli che coprano la maggior parte delle classi di attività. Il numero delle alternative all’interno dello spettro azionario in sé è davvero notevole, con gli investitori in grado di discriminare investimenti in base a dimensioni, settori, paesi, regioni o strategie (value, growth, dividend, ecc). Lo stesso vale per il reddito fisso, le materie prime e investimenti alternativi come l’immobiliare.
È assolutamente possibile riallocare il portafoglio senza abbandonare gli Etp. Perciò, non è scontato che i deflussi in Etp azionari implichino necessariamente una tendenza negativa per l’intero mercato dei replicanti. Una questione del tutto diversa è invece se il contesto macro potrebbe portare gli investitori a riallocarsi temporaneamente in liquidità. Questo potrebbe effettivamente essere un problema in termini di flussi netti complessivi nel quarto trimestre, anche se non solo per gli Etp, bensì per il mercato dei fondi comuni nel suo complesso.
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