Gli stress test bocciano Monte dei Paschi, Morningstar no. Nonostante la banca di Siena non abbia superato gli esami sulla stabilità patrimoniale della Banca centrale europea, il nostro fair value è pari a 0,93 euro (la valutazione si basa sulla metodologia Morningstar del rating quantitativo, che deriva l’obiettivo di prezzo, i giudizi sul posizionamento settoriale dell’azienda e sulla volatilità dall’utilizzo di un modello statistico) e indica un potenziale apprezzamento del 15% circa.
Il test ha evidenziato la necessità di intraprendere iniziative al fine di rafforzare la resistenza dell’istituto a nuovi shock negativi, ma i vertici di Mps puntano il dito sui criteri utilizzati. Questi esami, che si articolano su tre livelli di valutazione, mirano a verificare l’esistenza di un livello adeguato di patrimonializzazione sia in rapporto agli asset rischiosi (Aqr), che in condizioni di stress (sia “base” che in condizioni “avverse”), e nel caso della banche senese hanno evidenziato l’esistenza di un deficit complessivo di 2,11 miliardi di euro (dopo i primi due livelli di analisi, cioè Aqr e stress base) e di ben 4,25 miliardi dopo la simulazione di un contesto di mercato avverso.
La parola a Mps
La difesa di Monte dei Paschi sembra però legittima. Tenuto conto dell’aumento di capitale di cinque miliardi (tre dei quali utilizzati per il rimborso del prestito ricevuto dallo Stato italiano), la banca risulterebbe bocciata solo dall’ultimo grado di giudizio (stress in condizioni avverse), che per altro ipotizza una situazione economica e finanziaria estrema per il sistema Italia. Le ipotesi, in questo senso, parlano, infatti, di una grave recessione tra il 2014 e il 2016 e un riacutizzarsi della crisi del debito sovrano.
La banca senese ha ora quindici giorni per scrivere un piano di capitale (da eseguirsi nei prossimi nove mesi) per colmare tale deficit attraverso un aumento di capitale o altre misure quali la vendita di attivi. In questo senso, però, il management ha già comunicato di aver nominato UBS e Citigropu per la valutazione di tutte le opzioni a disposizione per rimettersi di regola. Un nuovo aumento di capitale sembra l’ipotesi meno accreditata, mentre prende piede la possibilità dell’emissione di bond convertibili o della dismissione di alcuni rami di attività come Consum.it.
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