Il fair value delle valute

Le currency sono uno strumento fondamentale per gli investitori. Calcolarne il vero valore è difficile ma c'è chi è in grado di farlo. Lucio Sarno, professore di finanza alla Cass di Londra, ne parlerà alla Mic dove illustrerà gli ultimi studi sulle previsioni per le monete. 

Marco Caprotti 05/11/2014 | 11:48
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La fine degli stimoli della Federal Reserve all’economia Usa, i dati macro europei e le scelte economiche della Cina. Un esempio di tre fattori diversi che hanno due conseguenze in comune: l’influenza sull’andamento delle valute e, a ruota, gli effetti sul rendimento finale che si metterà in tasca l’investitore. Le cosiddette currency, infatti, nel corso del tempo si sono trasformate in una asset class fondamentale per gli operatori finanziari (professionisti e risparmiatori), che le utilizzano come strumento di investimento, come mezzo di gestione del rischio o come strumento di copertura. Da qui nasce la necessità di riuscire a prevederne l’andamento.

Il problema del fair value
Un compito tutt’altro che agevole, secondo Lucio Sarno, professore di finanza alla Cass Business School di Londra che, l’11 novembre, parteciperà alla Morningstar Investment Conference di Milano per spiegare quali sono le difficoltà nel calcolare con sufficiente anticipo l’andamento delle valute internazionali e illustrare le soluzioni. “Uno dei problemi quando si ha a che fare con i cambi delle monete è la loro valutazione nel lungo periodo”, spiega Sarno. “Per dirla semplicemente, non esistono modelli affidabili per ottenerle. Un problema, considerando l’importanza che questo elemento ha per molti soggetti del mercato fra cui, oltre agli investitori, i responsabili delle politiche monetarie dell’Fmi o delle Banche centrali che hanno bisogno di conoscere quali sono i livelli di sopravalutazione o sottovalutazione delle divise”.

L’ostacolo principale è che, di fronte a eventi globali di sempre maggiore portata, la distanza delle monete dal loro fair value rischia di diventare più grande e duraturo. Per questo avere le idee poco chiare sui tassi di cambio valutari può avere conseguenze pesanti sulle performance del portafoglio di un investitore privato, così come sulle decisioni di politica monetaria.

Che cosa condiziona le valute
Ma quali sono gli elementi che condizionano i rapporti di cambio fra le divise? “A seconda delle teorie che uno ha in mente, la lista degli elementi che si devono tenere in considerazione include le decisioni sui tassi di interesse, l’inflazione, la produzione, la bilancia commerciale, l’emissione di moneta”, spiega il professore. “In pratica, però, è difficile pensare a un modello di calcolo che riesca a tenere in considerazione tutti questi elementi. Senza contare, poi, che alcuni fattori sono più importanti di altri. I tassi di interesse e le procedure decisionali delle Banche centrali, ad esempio, per i trader in valute sono gli elementi principali. Nei lunghi periodi, invece, le differenze di produttività fra gli stati e la loro capacità di mantenere un debito sostenibile possono fare la differenza per gli investitori”.

Occhio all’export
Resta da capire se il valore delle valute, alla luce di tutte queste variabili, è prevedibile. “Lo è e ci sono diversi sistemi per arrivarci”, dice Sarno. “Ci sono molti investitori che hanno avuto successo per lunghi periodi di tempo e, spesso, utilizzando strategie semplici per riuscire a catturare il valore reale delle divise. E’ un’indicazione che questi investitori non sono solo fortunati, ma sanno come individuare le informazioni rilevanti per prevedere l’andamento delle valute in maniera sistematica”. Un’ipotesi che cozza contro l’idea diffusa secondo cui i tassi di cambio delle valute sono casuali e non possono essere previsti. “In realtà, le prove che sono arrivate dagli studi accademici e dall’esperienza negli ultimi 10 anni stanno facendo accettare l’idea che si tratta di fenomeni prevedibili”, spiega Sarno.

Resta il fatto che scomporre le valute in base agli elementi che ne determinano l’andamento per arrivare al fair value non è un lavoro semplice. “Ci sono alcuni sistemi per arrivare a questo risultato”, spiega il professor Sarno. “Insieme a Lukas Menkhoff (Kiel), Maik Schmeling (Cass Business School) e Andreas Schrimpf (Bank for International Settlements) sto lavorando a un nuovo metodo per determinare il fair value. Abbiamo scoperto che la differenza di produttività da sola non basta per vedere quanto è distante una valuta dal suo fair value. Un elemento importante è quella che chiamiamo ‘la qualità dell’export’. Questo fattore è molto diverso da paese a paese. Ogni differenza fra valore delle monete in tutto il mondo ha senso solo se corretto per questo indicatore. Lo abbiamo testato con alcuni tipi di calcoli standard e abbiamo visto che funziona molto bene”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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