Le buy opportunity non sono una prerogativa dell’azionario. Il momento difficile delle commodity, spiegano gli operatori, sta creando delle possibilità di acquisto nelle obbligazioni delle aziende e degli stati le cui entrate sono legate alle materie prime.
Ci sono fondamentalmente tre ragioni per il calo dei prezzi delle commodity. La prima è legata alle attese per la crescita mondiale che, nelle ultime settimane, sono state riviste al ribasso. In questo senso le materie prime funzionano un po’ come un contachilometri della congiuntura mondiale: quando l’economia corre vanno forte anche le commodity; quando rallenta, frenano. Un esempio si è avuto recentemente quando il Fondo monetario internazionale ha detto che il Pil cinese sarebbe passato dal 7,4% del 2014 al 7,1% del 2015. In quell’occasione si è registrato un forte calo delle quotazioni dei metalli industriali (in particolare del nickel).
C’è poi da considerare la crescita del dollaro (la valuta con cui vengono scambiate le commodity) che, nell’ultimo anno, ha reso più costoso comprare materie prime incidendo sulla domanda. Le differenti politiche monetarie della Federal Reserve rispetto alle altre Banche centrali, secondo molti operatori potrebbe portare a un ulteriore rafforzamento del biglietto verde.
Il terzo elemento è l’inflazione (o la sua assenza): storicamente l’investimento nelle materie prime è stato utilizzato come scudo contro l’aumento del costo della vita. Un elemento quest’ultimo, che gli operatori stanno tenendo in considerazione visto l’attivismo di alcune Banche centrali per farla crescere in alcune zone come Giappone ed Europa. Il problema è che, nonostante tutto, l’inflazione non si sta muovendo come vorrebbero gli economisti, per cui gli investitori non hanno ancora nessun motivo per difendersene.
L’insieme di tutti questi elementi ha avuto effetti negativi, oltre che sul prezzo delle materie prime, anche su quello delle azioni delle aziende che trattano commodity e su quello dei loro bond. La differenza fra i due asset di investimento è che l’equity, quando è iniziata la correzione partiva da livelli molto più alti, mentre le obbligazioni avevano quotazioni più contenute. In questo senso, in termini di valutazione, i titoli di debito sono diventati più interessanti.
Commodity bond come scudo
Ma perché, a parte i prezzi, un investitore dovrebbe decidere di acquistare asset legati alle commodity? Principalmente, per difendersi dall’aumento dell’inflazione. La risposta è meno stramba di quello che potrebbe apparire. “Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è vero che i prezzi non stanno crescendo al ritmo che piacerebbe alla Fed, ma il paese è lontano da uno scenario deflattivo”, spiega uno studio firmato da Kathleen Gaffney, gestore di fondi obbligazionari di Eaton Vance. “In un momento in cui l’inflazione mostrerà convincenti segnali di risalita, allora sarà bene essere difesi dalla carta di aziende che hanno asset reali e solidi alle spalle”. Per quanto riguarda l’Europa, intanto, l’Eurostat ha comunicato che nel mese di ottobre i prezzi al consumo nell’area della moneta unica hanno registrato un incremento dello 0,4% su base mensile, in leggero aumento rispetto allo 0,3% di agosto. Il dato è stato in linea con le attese degli analisti.
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