Il mercato promuove Richemont, ma i dati del primo semestre evidenziano segni di debolezza. Dopo la pubblicazione dei conti, il titolo si è portato a ridosso della nostra stima del fair value di 85 CHF (franchi svizzeri) e i nostri analisti raccomandano prudenza.
La crescita del fatturato è in continua decelerazione. A settembre le vendite del gruppo sono cresciute solo del 4% (a cambi costanti), rispetto al +10% e al +17% registrati rispettivamente nel 2013 e nel 2012 nello stesso periodo. Il management imputa questi numeri allo sfavorevole andamento del tasso di cambio e alle questioni politiche in Russia e Hong Kong, ma il rallentamento ha colpito tutte le regioni ed entrambi i canali distributivi. Il mercato Asia Pacifico ha mostrato un andamento piatto, in Giappone i ricavi sono scesi del 7% e in Europa si è passati dal +10 del 2013 all’attuale +3%. Le note positive arrivano, però, dalle Americhe (che rappresentano circa il 40% del giro d’affari complessivo) e dalla regione Medio Oriente/Africa, dove il fatturato ha registrato una crescita in doppia cifra.
Cala il margine operativo
Relativamente alla rete di distribuzione, il canale retail e wholesale hanno realizzato performance lontane dagli standard a cui aveva abituato l’azienda negli ultimi anni (rispettivamente +5% e +2%). Sul fronte dei segmenti di prodotto, invece, tiene il comparto abbigliamento e gioielleria, mentre la pelletteria perde il 10%.
Sul fronte dei margini di profitto, Richemont ha mostrato una contrazione del margine operativo per effetto delle maggiori spese legate all’estensione della sua rete distributiva, ma è riuscita a migliorare il gross margin grazie ad opportuni interventi sui prezzi di vendita. I nostri analisti ipotizzano una crescita media del fatturato sotto il 4% annuo per i prossimi cinque anni e stimano un progressivo miglioramento del margine operativo che dovrebbe passare dall’attuale 22,7% al 26,5% nel 2018.
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