Meglio passare al Made in Europe o continuare a fidarsi degli emittenti Usa? La risposta a questa domanda, quando si parla di obbligazioni high yield, è meno scontata di quello che si potrebbe pensare. Soprattutto dopo gli sviluppi che si sono verificati negli ultimi anni.
Il Vecchio continente si rafforza…
Sebbene sia stato tradizionalmente eclissato dalla sua più grande e più matura controparte negli Usa, oggi il mercato high yield europeo è cresciuto. È passato da circa 100 miliardi di euro nel 2010 a circa 270 miliardi di oggi, sostenuto da un gran numero di cosiddetti “angeli caduti” (o Fallen angel, ex società investment grade che sono state declassate e inserite nell’universo high yield), nonché dalla tendenza delle società a preferire i mercati del capitale rispetto al finanziamento bancario.
Dall’inizio dell’anno sono state emesse 181 nuove obbligazioni, per un controvalore pari a 68,7 miliardi. “Il mercato ha dimostrato la sua capacità di assorbire una maggiore offerta e ciò conferma che la base degli investitori è in crescita”, spiega uno studio di Alliance Bernstein. “Negli Stati Uniti assistiamo a un maggior numero di operazioni che spingono gli investitori verso le azioni: in particolare maggiori dividendi e un numero superiore di operazioni di leveraged buyout, di fusioni e di acquisizioni rispetto all’Europa”. La conseguenza diretta di questa tendenza è che la leva finanziaria delle imprese resta bassa in Europa rispetto agli Stati Uniti e continua a diminuire a causa di una persistente ricerca di deleveraging da parte delle società high yield europee. “Questa è musica per le nostre orecchie di investitori obbligazionari, in quanto la nostra regola generale è quella di valutare, in primo luogo, la volontà di un emittente di rimborsare il debito e pagare i relativi interessi e, in secondo luogo, la sua capacità di onorare questi impegni. Gli emettenti europei hanno entrambe queste caratteristiche”, continua il report. “Siamo convinti che le prospettive per l’high yield europeo rimangano incoraggianti, anche qualora gli investitori dovessero attraversare altri brevi periodi di volatilità”.
…ma gli Usa non mollano
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, le preoccupazioni per la crescita globale, i timori per una Fed meno accomodante e la limitata liquidità del mercato high yield hanno portato negli ultimi mesi a un aggiustamento dei prezzi del comparto ad alto rendimento americano. Non sembra però arrivato il momento per metterlo da parte. “Il mercato high yield Usa dopo la peggiore performance da tre anni a questa parte registrata nel terzo trimestre del 2014, ora offre un punto d’entrata molto più interessante. Anche se il settore si è mosso velocemente recentemente, più di quanto si fosse potuto immaginare, credo che ci siano valide ragioni per cui l’high yield Usa a questi livelli possa essere considerato un’opportunità d’acquisto”, spiega uno studio di Stefan Isaacs, gestore del fondo M&G European Corporate Bond. Un primo elemento è legato ai livelli dello spread, tornati ai minimi registrati a ottobre 2013. “A giugno di quest’anno il differenziale è stato più basso, ma solamente per un breve intervallo”, dice Isaac. “La recente correzione ha lasciato questi valori intorno al picco del 40%”. L’indice BoFa Merrill Lynch US High Yield, inoltre, ha raggiunto recentemente il rendimento del 6,4%, avendo scambiato intorno ai minimi del 4,85% a giugno, ed è attualmente al 6%. Un livello che, di solito, riesce ad attrarre gli investitori istituzionali.
Quest’anno, poi, gli altri asset a reddito fisso hanno significativamente sovraperformato rispetto all’high yield. In base all’indice BoFa Merrill Lynch, i Treasuries hanno reso il 5,5% e i corporate investment grade hanno dato il 7,7% year-to-date, mentre gli high yield statunitensi hanno guadagnato il 4,5%. Le obbligazioni con rating BB (la categoria di obbligazioni con rating più alto tra gli high yield) si sono deprezzate notevolmente rispetto alle obbligazioni societarie BBB. “I fondamentali delle compagnie statunitensi che hanno emesso obbligazioni ad alto rendimento, pur essendo peggiorati negli ultimi due anni, continuano a essere ragionevoli”, spiega il gestore di M&G. “Gli scenari di default rimangono positivi. I rischi di rifinanziamento sono uno dei maggiori ostacoli per le aziende già indebitate, ma questi rischi appaiono limitati nei prossimi due anni, poiché molte aziende hanno beneficiato di un’abbondante liquidità per estinguere il loro debito”.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.