L’high yield è un gioco che piace fare anche ai mercati emergenti. Da sempre, le regioni in via di sviluppo sono considerate un asset rischioso grazie al quale, se le cose vanno bene, gli investitori possono ottenere un rendimento interessante. Soprattutto nel caso delle obbligazioni, sensibili (più di altri asset) agli umori delle situazioni economiche e politiche.
Rischi e opportunità
E i pericoli, quando si parla di emerging, in questo periodo non mancano. In Cina, ad esempio, gli investitori hanno a che fare con stime di crescita inferiori alle attese, arrivate insieme a una correzione del mercato immobiliare, che si sono aggiunte alle preoccupazioni di una bolla creditizia. Il dollaro in risalita e la riduzione delle previsioni di crescita, intanto, stanno spingendo verso il basso i prezzi delle materie prime, facendo preoccupare ancora di più i paesi emergenti (e sono molti) che vivono esportando commodity.
A tutto questo vanno aggiunte le tensioni politiche e i venti di guerra. In Medio Oriente continuano gli attacchi dei fondamentalisti islamici dell’Isis. A Hong Kong le proteste pro-democrazia sono in corso da settimane (anche se si notano segni di stanchezza da parte dei manifestanti). In est Europa i rischi legati alla crisi fra Ucraina e Russia alternano fasi di calma ad altri di aumento della tensione.
Nonostante questo quadro, gli operatori consigliano di continuare a guardare ai bond degli emerging, soprattutto per il potenziale di rendimento che offrono. “Lo spread offerto per i titoli di credito dei mercati emergenti rispetto agli Stati Uniti o all’area euro presenta un premio molto alto pari al 60-100% per ogni tipo di rating (da AAA a BBB, BB, B, eccetera)”, spiega una nota firmata da Damien Buchet, Responsabile dei mercati obbligazionari emergenti di Axa Im. “Nel mercato short duration, gli investitori ottengono una remunerazione più alta per il rischio di credito ma in genere per una duration più bassa, pertanto il rischio di mercato è potenzialmente inferiore”.
Le maggiori Banche centrali, intanto, sembrano lavorare a favore dei bond emerging. “Anche se i tassi negli Stati Uniti saliranno, fintanto che il rialzo sarà graduale e ben delineato dovrebbe continuare a favorire questa asset class”, continua Buchet. “Inoltre, la Bce, la Banca del Giappone e la Banca della Cina stanno ancora immettendo liquidità nel sistema globale. Assisteremmo a un risultato meno positivo nel caso in cui la Fed innalzasse i tassi a sorpresa o perdesse la sua credibilità verso i mercati. Ma non crediamo che tutto ciò accadrà per il momento”.
Le scelte operative
Dal punto di vista operativo, il consiglio è quello di privilegiare le nazioni che abbinano in modo credibile politiche monetarie e fiscali e un impegno chiaro dei governi nei confronti delle riforme. “Inoltre preferiamo i Paesi che operano nelle aree di crescita, come gli Stati Uniti e, in misura minore, la Cina oppure che applicano riforme in grado di stimolare l’economia locale”, continua il gestore di Axa. “Questi Paesi comprendono Messico, Colombia, Corea, Malesia, Filippine, India, Indonesia e Romania. La nostra previsione è meno positiva per gli stati dove lo scenario politico appare meno credibile o insostenibile come in Turchia, Sud Africa e Russia”.
Avendo comunque a che fare con asset di investimento rischiosi, la parola d’ordine resta “prudenza”. Soprattutto per quanto riguarda la liquidità dei titoli di debito che si vogliono mettere in portafoglio. “Per questo motivo abbiamo incrementato l’esposizione in titoli sovrani e semi-sovrani più liquidi investment grade che offrono una maggiore visibilità dei fondamentali, oltre a una liquidità più alta grazie alle emissioni di maggiori dimensioni”, dice Buchet. “Pertanto abbiamo reinvestito nel credito short duration in Messico, Colombia, Turchia e Indonesia”.
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