La coesistenza di replica fisica e sintetica (basata su derivati) è una peculiarità del mercato europeo degli Exchange traded product, ma dal 2011 ad oggi il panorama si è radicalmente trasformato. A seguito delle critiche rivolte da alcuni organismi internazionali, come il Fondo monetario internazionale e la Banca dei regolamenti internazionali (Bis), gli operatori si sono scontrati sul tema del rischio di controparte, con una forte eco sulla stampa internazionale.
Come è cambiato il mercato
Dopo il dibattito infuocato del 2011-12, i toni si sono ridimensionati, ma l’evoluzione dell’industria ne è stata influenzata. “L’analisi dei flussi degli Etp mostra che il segmento a replica sintetica è rimasto scottato”, si legge nel report A Guided Tour of the European ETF Marketplace, recentemente pubblicato da Morningstar. “La quota di mercato raggiunta dagli swap-based in quegli anni, si è fortemente ridimensionata. Se nel 2009-10 il patrimonio totale era praticamente distribuito in modo equo tra le due metodologie, successivamente il rapporto è diventato 70/30 a vantaggio della replica fisica”.
Gli emittenti hanno reagito in modo dinamico al mutato atteggiamento degli investitori verso gli Etp sintetici. I leader nel segmento, Lyxor e db X-trackers, hanno affiancato la linea “fisica” a quella swap-based e sembrano intenzionati a continuare su questa strada. A dettare la direzione è stato anche il colosso americano Vanguard, che ha spostato le lancette verso la replica basata sui titoli del paniere di riferimento.
La mappa dell’industria
Secondo i dati Morningstar sulle principali società che operano in Europa (vedi tabella), iShares è al primo posto per numero di Etf fisici e patrimonio gestito sotto questa strategia, mentre db X-trackers e Lyxor guidano la classifica rispettivamente per numero di prodotti e patrimonio gestito nel segmento swap-based. I replicanti fisici rappresentano circa il 32% dell’asset under management per i tedeschi e il 20,7% per i francesi.
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