Vendite deboli per Gap nel terzo trimestre. Ma la crescita dei margini di profitto e la ragionalizzazione delle riserve di magazzino indicano come il gruppo statunitense, proprietario dei marchi Gap, Banana Republic e Old Navy, sia sulla buona strada per recuperare terreno sulla concorrenza.
Vendite deboli
Nei mesi che vanno da luglio a settembre si è registrato un progresso del fatturato dell'1% e il giro d'affari dei negozi con almeno un anno di vita ha riportato un calo del 2% soprattutto a causa della negativa performance del brand di riferimento. Il margine lordo (gross margin) è salito di 20 punti base, a testimonianza del valore intatto dei suoi marchi. Ma la contrazione del margine operativo (dal 14,5% dello scorso anno all'attuale 13,9%) indica che il percorso verso una maggiore profittabilità è ancora lungo. L'azienda continua a investire in tecnologia (al fine di migliorare l'efficienza operativa) e nell'espansione della sua rete vendite.
Le nuove aperture, però, seguono una logica diversa dal passato, favorendo i mercati con margini di crescita più elevati, come la Cina, a discapito ad esempio del Nord America, dove quest'anno si conteranno circa 70 chiusure. I nuovi punti vendita seguiranno una nuova logica, maggiormente compatibile con il canale di vendite on-line e quello outlet, quindi di dimensioni più ridotte e con un'offerta di prodotti maggiormente orientata verso quelli ad alto valore aggiunto.
Le previsioni degli analisti
Il management ha ridotto le stime sull'utile per azione di questo esercizio dalla forbice 2,95-3 dollari a quella 2,73-2,78 dollari, in linea con le nostre attese. Secondo gli analisti di Morningstar, Gap ha il potenziale per ridurre il divario in termini di profittabilità nei confronti dei suoi maggiori concorrenti come H&M e Zara. Gli analisti ipotizzano una espansione del margine operativo dall'attuale 13,3% al 15,4% entro i prossimi cinque anni. La previsione sul futuro andamento dei margini di profitto è la variabile principale che spiega la differenza tra il nostro fair value (pari a 48 dollari per azione) e quella del mercato.
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