Le catene di grande distribuzione si devono preparare ad abbassare le saracinesche e lasciare il posto ai colossi delle vendite online? I segnali che arrivano dagli Stati Uniti sembrano indicare questa evoluzione. Ma, dicono gli analisti di Morningstar, per le catene tradizionali non tutto è perduto.
Resta il fatto che il boom delle vendite nel giorni di Thanksgiving e Black Friday (da sempre considerati la cartina di tornasole dello stato di salute della prima economia del mondo) non c’è stato. Secondo una stima preliminare della National Retail Federation, tra negozi e web si considera un calo dell’11%: 50,9 miliardi di dollari rispetto ai 57,4 miliardi dello scorso anno. E questo nonostante molti centri commerciali abbiamo avuto orari più lunghi nel Thanksgiving Day e molte grandi catene abbiano offerto grossi sconti, sia online come nei punti vendita.
Gli americani, insomma, nonostante la ripresa della congiuntura e il calo del prezzo del petrolio (che lascia più soldi in tasca alle famiglie) hanno preferito essere prudenti nelle spese. Un atteggiamento che le statistiche avevano in qualche modo previsto. L’indice sulla fiducia dei consumatori elaborato dal Conference Board, ad esempio, è sceso a novembre a 88,7 punti dai 94,1 (dato rivisto) di ottobre. La flessione non era stata prevista. Le attese degli analisti erano infatti per una crescita a 96,6 punti. Sia la valutazione della condizione attuale sia le aspettative sono peggiorate.
Cresce lo shopping elettronico
E’ andata meglio nel cosiddetto Cyber Monday, il lunedì seguente al Black Friday, dal 2005 dedicato allo shopping on line. Secondo i dati elaborati da Adobe Digital Index, le vendite via Internet del primo dicembre, hanno raggiunto i 2,65 miliardi di dollari, con un incremento pari al 16% paragonato alla stessa giornata del 2013. I 25 più grandi distributori del web hanno addirittura messo a segno un incremento del 25%, a 1,8 miliardi di dollari. Una stima effettuata da IBM Digital Analytics ha valutato una crescita delle vendite dell'8,5%. Il 22% delle somme di denaro è stato speso da un dispositivo mobile, per un aumento del 27,6% in un anno. Lo scontrino medio è calato del 3,5%, a 124 dollari. Un segno, secondo IBM Digital Analytics, che i consumatori erano alla ricerca di buoni affari.
Ma i retailer non sono finiti
“Il futuro del segmento retail è uno degli argomenti più dibattuti fra gli operatori che seguono i consumi ciclici”, spiega Bridget Weishaar, analista di Morningstar. “Noi continuano a credere che l’e-commerce – e più recentemente gli acquisti via smartphone – rappresentino il cambiamento più radicale del settore retail dall’avvento dei grandi centri commerciali all’inizio degli anni ’90. Tuttavia, non pensiamo che Amazon e altre piattaforme online simili siano necessariamente una sentenza di morte per i grandi magazzini. Molte società possono adattarsi alle esigenze dei consumatori sfruttando l’evolversi delle tecnologie”.
Se la rivoluzione di Internet ha colto impreparati molti grandi magazzini, con gli smartphone le cose stanno andando in maniera diversa. “I retailer tradizionali stanno sfruttando lo strumento con una velocità e una creatività che non sono stati in grado di dimostrare con il web”, continua l’analista. “In base alle nostre ricerche, le società che fino ad ora sono state in grado di sfruttare meglio il nuovo canale sono state quelle specializzate nell’abbigliamento e nel Fai-da-te, mentre le catene del lusso e i discount sono fra i più lenti”.
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