Su quali titoli converrà muoversi nel 2015? I nostri analisti hanno scelto alcune fra le idee di investimento con le valutazioni migliori pescando sui listini di Europa e Giappone, indicati nell’ultimo sondaggio condotto da Morningstar tra i gestori, come i mercati che, nei prossimi mesi, potrebbero avere le performance più interessanti.
Rwe, il futuro è nelle rinnovabili
Il management di Rwe vuole avere più flessibilità nella decisione sulla quota di utili da distribuire agli azionisti (pay-out ratio). Questa scelta non modifica la nostra valutazione sul titolo, che è ferma a 41 euro per azione. Tuttavia, la possibilità che l’utility tedesca possa destinare al pagamento dei dividendi più di metà dei profitti societari è un segnale che l’azienda si aspetta una crescita dei flussi di cassa. E questo dà sostegno alle nostre previsioni. Dopo un negativo 2014, infatti, in cui il gruppo tedesco si appresta a registrare un calo del fatturato del 5% e una riduzione del 26% dell’Ebitda, Rwe tornerà a un tasso di crescita costante attorno al 2% e a un margine operativo sopra il 7%.
L’azienda è il primo produttore di energia in Germania e il quarto in Europa. Questo le ha permesso di beneficiare nel passato del buon andamento della domanda nel Vecchio continente. Ma il lungo periodo di recessione, il peso sempre maggiore delle fonti energetiche rinnovabili e la decisione del Governo tedesco di chiudere le centrali nucleari hanno indebolito il suo business. Il management sta cercando di riposizionare l’azienda nel segmento delle fonti alternative e in quello regolamentato della distribuzione di elettricità alla clientela retail, ma il mercato resta scettico sulle possibilità di successo e sconta in maniera eccessiva il titolo (circa il 40% rispetto al nostro fair value).
Banco Santander ringrazia l’America latina
I risultati ottenuti da inizio anno hanno spinto il titolo Banco Santander a +13%, ma le azioni del gruppo bancario spagnolo restano scontate rispetto al nostro fair value che è pari a 8,50 euro. I primi nove mesi dell’anno si sono conclusi con una crescita degli utili del 32% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per effetto del contestuale aumento dei ricavi e della razionalizzazione dei costi di gestione. In miglioramento anche la situazione patrimoniale, in seguito al calo delle sofferenze sui prestiti (dal 5,45% al 5,28%).
I nostri analisti prevedono che Banco Santander possa continuare a generare un rendimento del capitale superiore al costo di finanziamento anche nei prossimi anni (grazie ad una consistente crescita del reddito operativo) e che riesca a migliorare la sua efficienza operativa attraverso la riduzione degli oneri di gestione. Il segreto del successo dell’istituto spagnolo è la sua forte diversificazione geografica. Banco Santander non è solo la prima banca del paese iberico, ma è anche una delle più grandi al mondo grazie ad una forte presenza in Brasile, Cile e Messico. Questo le ha permesso di superare senza troppe ripercussioni la crisi immobiliare in Spagna e la successiva fase recessiva e di realizzare, inoltre, economie di scala così elevate da mantenere margini di profitto superiori a quelli della concorrenza. Le attività in America latina hanno generato negli ultimi tre anni circa la metà degli utili del gruppo e continueranno anche in futuro a essere uno dei principali driver di crescita.
Bouygues si aggrappa alle infrastrutture
Il debole andamento dei conti ha alimentato la sfiducia del mercato e ora il titolo Bouygues è scambiato a sconto rispetto al nostro fair value (37 euro). Il gruppo francese, che incorpora le attività di ingegneria e costruzione con quelle nel settore telecom e nei media, ha riportato una crescita dell’1% nei primi nove mesi dell’anno (rispetto allo stesso periodo del 2013) a causa delle difficoltà del settore industriale in Francia e del calo dei ricavi prodotti dal business delle telecomunicazioni. Bouygues è una delle maggiori aziende in Europa nel segmento E&C (ingegneria e costruzione), che rappresenta il 75% circa del suo giro d’affari complessivo ed è il terzo operatore telecom in Francia. Tuttavia i nostri analisti non le riconoscono una posizione di vantaggio rispetto ai suoi competitor (Economic moat).
Il business delle telecomunicazioni in Francia è diventato estremamente competitivo dopo l’ingresso del quarto operatore Iliad. Nel ramo immobiliare e ingegneristico resta uno dei principali attori, ma l’elevata competizione e la difficoltà nel differenziare la sua offerta non gli permettono di generare elevati margini di profitto. L’unica attività in cui Bouygues presenta un Economic moat è quella legata alla costruzione di infrastrutture viarie, dove la forte integrazione delle attività e l’elevato volume di ordinativi le garantiscono un vantaggio di costo rispetto alla concorrenza. I nostri analisti ipotizzano che i segmenti telecom e media continueranno a perdere terreno anche nei prossimi anni e stimano per il gruppo un tasso medio di crescita del fatturato inferiore all’1% e margini di profitto in lieve miglioramento.
Nissan-Renault, il matrimonio funziona
Nonostante una performance da inizio anno attorno al 20%, Nissan Motor continua a essere scambiata ad un tasso di sconto del 30% rispetto al nostro fair value che è pari a 26 dollari (per il titolo Adr quotato sul Nyse di New York).
Il rally delle azioni della casa automobilistica giapponese è stato innescato dai positivi dati delle ultime trimestrali che hanno visto salire sia il fatturato che i margini di profitto. Il primo semestre dell’anno si è concluso con un progresso dei ricavi del 3,1%, grazie al buon risultato delle vendite in Nord America (+7,2%) e in Cina (+9%), e al significativo aumento degli utili (+50% rispetto allo stesso periodo del 2013).
Il management ha confermato gli obiettivi per l’esercizio, con una crescita del 2,8% e un miglioramento del margine operativo di circa 40 punti base, mentre le previsioni dei nostri analisti indicano per i prossimi cinque anni un progresso medio del fatturato del 4% e un margine Ebit attorno al 5%. L’accordo con Renault (in base al quale la casa francese detiene il 43% di Nissan, e questa a sua volta possiede il 15% del capitale della prima) ha permesso una forte sinergia nei costi di ricerca, nelle forniture delle componenti e nell’utilizzo delle piattaforme produttive, che a sua volta si è tradotta in un miglioramento dei margini di profitto. Nissan, inoltre, è molto ben posizionata nei mercati emergenti di Asia e India, dove collabora con un produttore locale, e in Russia.
Gli Usa fanno la fortuna di Honda
A trainare la recente crescita di Honda Motor sono stati il deprezzamento dello yen nei confronti delle altre valute estere e il miglioramento della domanda di utilitarie negli Usa. Nell’ultimo trimestre il fatturato ha registrato un progresso del 5%, in linea con quello precedente, mentre gli operatori sono stati delusi dal mancato progresso dei margini di profitto. Da inizio anno il titolo ha registrato un calo del 21% e ora viaggia su valori di poco inferiori al nostro fair value che è pari a 34 dollari per azione (relativo all’Adr quotata sul Nyse di New York).
I nostri analisti confidano nel successo dell’offerta della casa giapponese e stimano un tasso di crescita medio dei ricavi del 4,5% nei prossimi cinque anni e un miglioramento del margine operativo rispetto al debole risultato registrato negli ultimi due esercizi. La casa produttrice di auto e moto beneficerà dell’espansione della richiesta di vetture utilitarie nel mercato americano, dove il rapporto auto/mini van è salito da 46%/54% a 49%/51% negli ultimi 10 anni ed è destinato a progredire anche nei prossimi anni sulla scia di una nuova sensibilità dei consumatori americani a favore delle auto a basso consumo di carburante. I margini di profitto, invece, stenteranno a ritornare sui massimi storici a causa del gap rispetto ai principali player mondiali, come General Motors o Toyota, in termini di volumi di produzione e di offerta nel segmento luxury.
KDDI resiste alla concorrenza
Crescita dei sottoscrittori, taglio dei costi e sviluppo di nuove linee di business sono le tre variabili che spiegano i buoni risultati conseguiti dalla società di telecomunicazione giapponese KDDI. Il primo semestre dell’esercizio si è concluso con un progresso del fatturato del 4% rispetto allo stesso periodo dello scoro anno e con una espansione del margine operativo di oltre 100 punti base (dal 16,9% al 18%). L’azienda ha mantenuto intatti i suoi ricavi dal segmento mobile nonostante la crescente concorrenza di altre società e la perdita dei diritti di esclusiva sulla vendita di telefoni iPhone. Inoltre, grazie alla joint venture con J:COM, è riuscita con successo ad allargare la sua offerta anche a nuovi prodotti come Internet veloce e la Tv, oltre che ad aumentare la gamma di servizi aggiuntivi che le hanno permesso di incrementare l’Arpu (ricavi medi per utente). Questo va a braccetto con un’attenta politica di razionalizzazione dei costi che le ha consentito di allargare il margine Ebitda. I nostri analisti ipotizzano per i prossimi cinque anni un progresso medio del fatturato del 4% (grazie alla crescita del segmento dati e degli altri business secondari) e stimano un fair value pari a 18 dollari per azione. Una valutazione superiore di circa il 15% alle attuali quotazioni di mercato.
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