“Il quadro nel quale ci stiamo muovendo richiede che gli investitori siano particolarmente attenti quando scelgono cosa mettere in portafoglio”. Così diceva Matthew Coffina, analista azionario di Morningstar a inizio 2014 spiegando la sua preferenza per i titoli difensivi che, in una situazione come quella che si presentava a gennaio, promettevano discreti rendimenti a fronte di rischi moderati. “Il problema non era legato tanto alle aspettative macroeconomiche, che erano e restano buone in molte regioni”, dice oggi Coffina. “La questione riguardava - e ancora riguarda - le valutazioni. Alla luce dei prezzi che abbiamo visto fra la fine del 2013 e l’inizio di quest’anno, il segmento dei titoli difensivi era quello che sembrava più interessante”. Una scelta sicuramente controcorrente considerando che, in quel periodo, i favori degli investitori, andavano più al settore dei ciclici e, più in generale, a tutte quelle azioni più speculative che potevano approfittare di un mercato in rapida ascesa ignorando, però, i rischi di lungo termine.
Ecco di seguito l’analisi e le performance di alcuni titoli che gli analisti di Morningstar hanno indicato come Investment Best Ideas (buone idee di investimento) all’inizio di quest’anno e che, a gennaio, avevano un rating di quattro stelle. Non tutte sono azioni difensive, per rispondere meglio a una logica di diversificazioni e per rispettare uno dei consigli di Warren Buffett secondo cui: “E’ meglio possedere una meravigliosa azienda a un prezzo ragionevole che un business mediocre a un prezzo meraviglioso”.
Trimestrali oltre le attese
Scambiato a tassi di sconto significativi a inizio anno, Pepsi ha guadagnato da allora circa il 23%. Nel corso degli ultimi dodici mesi i nostri analisti hanno alzato il fair value da 88 dollari usa a 90, ma nonostante questo il titolo viaggia ora su prezzi di mercato superiori del 7% rispetto alla nostra valutazione.
Le ultime trimestrali hanno mostrato una crescita dei volumi di vendita (grazie alla forte domanda registrata nei paesi emergenti e in via di sviluppo) e un miglioramento dei margini di profitto oltre le nostre previsioni. I nuovi mercati hanno più che compensato la debolezza del segmento bevande gasate nel Nord America permettendo al gruppo di salire a +3,5% nel fatturato da inizio anno e di raggiungere un margine operativo al 16,5%.
Attraverso la Frito-Lay, Pepsi detiene una posizione di leadership assoluta all’interno del mercato degli snack, il segmento che più di tutti contribuisce al risultato operativo del gruppo. I nostri analisti riconoscono alla società di beverage una posizione di vantaggio competitivo in virtù delle elevate economie di scala e del vantaggio di costo derivante dalla sua estesa rete distributiva.
La crescita riparte nel 2015
Orange ha guadagnato quasi il 47% nel 2014, salendo dai 12,50 dollari Usa di inizio anno agli attuali 17,50 (valori riferiti all’ADR quotata a New York). A gennaio scorso i nostri analisti indicavano la società francese come una delle migliori idee di investimento nel settore delle telecomunicazioni assegnandole un rating di cinque stelle, mentre ora le azioni del gruppo viaggiano in linea con la nostra stima del fair value che è pari a 18 dollari.
La compagnia transalpina continua a vivere un periodo difficile. Anche nel terzo trimestre il calo del fatturato è stato del 4,4%, ma il dato mostra un miglioramento tendenziale rispetto al recente passato. La decrescita sta rallentando e la recente acquisizione di Jazztel (il secondo player di telefonia fissa e uno dei gruppi più dinamici nel mercato mobile in Spagna) pone le pasi per un ritorno ad una crescita positiva nel 2015. Gli ultimi numeri mostrano un aumento della clientela nel segmento mobile e la ritrovata capacità dell’azienda di fare cross-selling, estendendo il numero di servizi venduti ai suoi vecchi clienti di rete fissa.
I nostri analisti riconoscono a Orange una posizione di vantaggio all’interno del settore Tlc per effetto della leadership detenuta nel segmento di rete fissa in Francia e Polonia. L’ingresso dell’operatore Iliad ha aumentato la concorrenza nel mercato francese ma, al tempo stesso, anche il grado di penetrazione dello stesso. Questo significa maggiori prospettive di crescita anche per Orange.
Il motore cinese
Baidu continua a correre. Il primo motore di ricerca on line cinese ha registrato anche nel terzo trimestre una crescita record. Il fatturato è salito del 53% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno grazie alle elevate performance realizzata dal segmento mobile, che ora rappresenta il business principale. I target fissati dal management indicano un nuovo salto dei ricavi negli ultimi tre mesi dell’anno tra il 45% e il 50% e un ulteriore miglioramento del Gross margin al 63%.
Questi numeri hanno fatto lievitare le quotazioni del titolo che da inizio ha visto salire la sua capitalizzazione di mercato di oltre il 37%. Ora il prezzo delle sue azioni è di poco superiore al nostro fair value, nonostante i nostri analisti abbiano progressivamente alzato le loro stime durante gli ultimi dodici mesi portandole da 206 dollari usa a 220. Baidu ha raggiunto una posizione dominante nel settore dei motori di ricerca in Cina (utilizzato dall’86% dei cinesi che naviga su Internet) e sul modello di Google ha costruito un network di siti capaci di generare forti sinergie tra di loro.
Il futuro è ancora tutto dalla sua parte. Al momento, infatti, solo l’1,5% delle piccole e medie imprese del paese investe nel marketing on line su Baidu e il tasso di penetrazione di Internet in Cina è ancora molto basso rispetto alle aree sviluppate. L’accesso alla rete da parte di un numero sempre maggiore di potenziali consumatori avrà l’effetto di spostare ulteriormente gli investimenti pubblicitari dai mezzi di comunicazione tradizionali verso il web e i nostri analisti ipotizzano una crescita media del fatturato per i prossimi cinque anni del 35%.
La svolta strategica paga
A gennaio scorso i nostri analisti stimavano per FirstEnergy un fair value pari a 42 dollari e assegnavano al titolo dell’utility energetica americana un rating di quattro stelle. Ora, dopo dodici mesi e un rendimento di circa il 16%, le azioni del gruppo statunitense sono scambiate in linea con la nostra valutazione. La svolta per l’azienda è coincisa con la decisione strategia del management di focalizzarsi sul segmento regolamentato della distribuzione di energia e della trasmissione della stessa attraverso la sua infrastruttura di reti elettriche.
Queste sono le attività dalle quali il gruppo ricava la parte maggiore del suo reddito operativo e che inoltre garantiscono margini di profitto più elevati. I nostri analisti riconoscono all’azienda americana una posizione di vantaggio all’interno del settore proprio in ragione del forte peso del business dell’attività regolamentata (che le permette di continuare a macinare rendimenti del capitale sufficientemente elevati) e dei bassi costi nella produzione di energia dalle sue centrali nucleari e a carbone.
Le nostre previsioni tengono in considerazione il costo dell’energia e indicano una crescita media del fatturato per i prossimi cinque anni del 2% e un miglioramento di circa 300 punti base del margine Ebit, che salirà dall’attuale 16% al 19% nel 2018.
La crescita futura passa anche per le acquisizioni
I dati delle ultime trimestrali ha premiato Group 1 Automotive. La catena americana di autoconcessionarie ha registrato un progressivo aumento delle vendite rispetto allo scorso anno (frutto delle più alta propensione al consumo delle famiglie statunitensi) e un miglioramento del margine operativo. Il titolo ha così realizzato una performance del 27%, superando il settore di oltre 10 punti percentuali. A gennaio scorso il titolo era scambiato a un tasso di sconto di circa il 20%, mentre ora viaggia su valori superiori al nostro fair value che è pari a 83 dollari per azione.
Grazie alle sue elevate dimensioni, Group 1 riesce a generare economie di scala difficilmente replicabili dalle aziende concorrenti. La recente creazione di una piattaforma unica condivisa da tutte le concessionarie americane contribuirà a migliorare l’efficienza operativa. Ma la vera fonte di vantaggio è rappresentata dal segmento servizi e pezzi di ricambio. Molte case produttrici richiedono che l’assistenza nei periodi coperti da garanzia sia fatta presso le concessionarie rivenditrici e questo mette Group 1 in una posizione privilegiata rispetto ai competitor.
Il settore dei rivenditori di auto sta attraversando una fase di forte consolidamento che è destinata a proseguire anche nei prossimi anni. Anche per l’azienda americana, quello delle acquisizioni sarà uno dei principali driver di crescita futura e i nostri analisti stimano per i prossimi cinque anni un progresso medio del fatturato del 6,4%.
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