A gennaio, diminuisce l’ottimismo dei gestori di fondi e degli strategist sui mercati azionari internazionali. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio mensile condotto da Morningstar tra le principali case di investimento che operano in Italia a cui hanno partecipato una ventina di investitori professionali.
Nel complesso, il Morningstar Italy Investment Sentiment index (MIISI), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa) su un orizzonte di sei mesi, mostra che gli intervistati sono più cauti rispetto a dicembre, soprattutto sull’Italia, gli Stati Uniti e il Giappone. E’ opinione diffusa che le azioni continueranno ad accrescere il loro valore, ma con incrementi inferiori e una maggior volatilità rispetto al 2014.
Europa sulle montagne russe
A gennaio, l’indice di sentiment sulle Borse europee è sceso a 61,82 punti dai 63,92 di dicembre. L’attenzione degli investitori è rivolta alle prossime mosse della Bce, in particolare al varo del tanto atteso Quantitative easing (acquisto di titoli di Stato per iniettare denaro nel sistema), con la speranza che possa sostenere l’economia e indebolire ulteriormente la moneta comunitaria, aumentando di conseguenza la competitività delle aziende. La volatilità è considerata come un’opportunità per acquistare azioni durante le fasi di correzione, in quanto le valutazioni diventano più attraenti a fronte di una buona dinamica degli utili.
Italia, previsioni disattese
Su Piazza Affari, i gestori sono meno ottimisti rispetto sia al resto d’Europa sia al mese scorso. Il MIISI si attesta a 57 punti dai quasi 61 dicembre. L’indice sconta una correzione del tiro rispetto all’ultimo semestre del 2014, quando le previsioni ottimistiche si sono scontrate con un andamento negativo del mercato azionario milanese.
La Borsa Usa non replicherà il 2014
A gennaio, si ridimensionano anche le attese su Wall Street. L’indice di sentiment scende a 56,42 punti dai 60,8 di dicembre. I gestori prevedono un rialzo dei listini americani, ma inferiore e con andamento più volatile rispetto agli ultimi due anni. In uno scenario macro caratterizzato da tassi a lungo termine bassi, prezzo del petrolio ai minimi e dollaro forte, i settori più interessanti, secondo la ricerca di Exane Derivatives, sono i consumi ciclici e i farmaceutici. Potrebbero fare bene anche le telecom, dopo un 2014 sottotono a causa della guerra dei prezzi.
Tokyo in attesa degli stimoli monetari
Negli ultimi sei mesi, l’indice Nikkei 225 ha guadagnato oltre l’11% (in euro al 14 gennaio) e gli investitori professionali sono convinti che possa continuare a crescere, ma ridimensionano le aspettative. Il MIISI si attesta a 60,53 punti a gennaio, contro i 65,36 punti di dicembre. C’è attesa per le prossime decisioni di politica monetaria e fiscale che dovrebbero stimolare un’economia che fatica a ripartire.
Le contraddizioni degli emergenti
L’indice di sentiment sui mercati azionari emergenti non subisce grandi variazioni rispetto a dicembre (57,34 contro 58,64). Il deprezzamento delle valute emergenti, come conseguenza del rafforzamento del dollaro, insieme al rialzo dell’inflazione, alle tensioni geopolitiche e al calo degli utili per azione, ha portato a vendite sulle azioni di queste aree in dicembre. Per i prossimi mesi, i gestori prevedono ancora volatilità, in uno scenario moderatamente positivo.
Reddito fisso, sentiment vicino alla neutralità
Sui mercati obbligazionari il nuovo anno è cominciato con un ulteriore calo dei rendimenti dei titoli core (Bund tedesco e Treasury americano) e un conseguente aumento dei prezzi. Anche i tassi dei titoli di stato italiani sono diminuiti, proseguendo la convergenza verso il Bund, senza essere influenzati dalla crisi greca. Gli indici MIISI sui decennali di Germania, Stati Uniti ed Italia mostrano un avvicinamento allo scenario di neutralità, dopo essere stati in quello ribassista nei mesi scorsi. Da un lato, le attese sul Quantitative easing dovrebbero supportare il reddito fisso nel breve in Eurolandia; dall’altro, oltreoceano i gestori iniziano a ragionare sugli effetti del probabile futuro aumento dei saggi di riferimento.
Cautela sul debito emergente
Per quanto riguarda il debito emergente, le previsioni sono improntate a una maggiore cautela. Il MIISI scende da 47,64 a 44 punti. Sull’asset class pesano il calo del greggio, la forza del dollaro e la crisi russa. I gestori studiano le conseguenze dell’aumento dei tassi da parte della Federal Reserve, anche se sono convinti che gli effetti saranno meno drammatici di quanto accaduto in passato con l’annuncio della fine del Quantitative easing americano.
Dollaro ancora in vantaggio
L’indice di sentiment sul cambio euro/dollaro indica uno scenario sfavorevole per la moneta comunitaria, come conseguenza della divergenza delle politiche monetarie sulle due sponde dell’oceano.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 7 e il 14 gennaio, 20 gestori e strategist delle principali case di gestione e intermediazione operanti sul territorio. I partecipanti appartengono alle seguenti società: Albemarle AM, Aletti Gestielle Sgr, Amundi, Carmignac Gestion, CFO Sim, Ersel AM, Eurizon Capital Sgr, Exane Derivatives, FIA AM, Investec AM, Investitori Sgr, Kairos Partners, La Française, Lemanik AM, M&G Investments, MoneyFarm Sim, Petercam IAM, Pioneer Investments, Sella Gestioni, Syz AM.
Morningstar Italy Investment Sentiment Index (MIISI)
Il Morningstar Italy Investment Sentiment Index (MIISI) è un indice di sentiment elaborato dal team locale di analisti di Morningstar. È basato su un questionario inviato ogni mese alle principali case di gestione e intermediazione italiane ed estere alle quali viene chiesta una previsione a sei mesi sui principali mercati azionari, obbligazionari e valutari. In particolare, gli intervistati devono esprimere il loro livello di confidenza rispetto a tre scenari di mercato (in crescita, stabile e in discesa). I risultati vengono aggregati al fine della costituzione dell’indice. I segmenti sono dieci: mercati azionari europei, italiano, statunitense, giapponese e emergenti; titoli di stato decennali tedesco, statunitense, italiano e debito emergenti; cambio euro/dollaro. Per ciascun segmento il valore massimo è 100 (certezza della crescita del mercato) e il valore minimo è 0 (certezza del ribasso). La base è 50, che indica una posizione neutrale o di mercato stabile.
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