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Gestori da fuoricampo

La “media di battuta” è una misura alternativa per la valutazione dei portafogli. Adatto a misurare la regolarità con cui un money manager riesce a battere il proprio benchmark, come altri indicatori presenta vantaggi e svantaggi.  

Francesco Paganelli 20/01/2015 | 09:42
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Che media di battuta ha un gestore di fondi? La domanda è meno bizzarra di quello che sembra a prima vista. Anche per i money manager come per i giocatori di baseball, infatti, la continuità dei risultati positivi, analizzati rispetto ad un benchmark di riferimento, è uno dei fattori da valutare, ed è ciò che calcola il “batting average”. Nel mondo dei fondi è una misura dei rendimenti relativi di un portafoglio, normalmente calcolata su un orizzonte temporale di almeno un anno (più lungo il periodo, più significativo il dato).

Cos’è
Il “batting average”, letteralmente “media di battuta”, misura l’abilità di un gestore nel battere con regolarità il mercato. Viene calcolato dividendo il numero di mesi in cui il manager è riuscito a battere o uguagliare il proprio benchmark con il numero totale di mesi in un determinato orizzonte temporale (ad esempio tre anni). E’ un numero compreso tra 0 e 100.  Un gestore che è stato in grado di battere l’indice ogni singolo mese avrà un batting average pari a 100. Sarà di 50 se riuscirà invece a farlo solo una volta su due.

Vantaggi e svantaggi
I principali vantaggi sono rappresentati dalla semplicità di calcolo e dall’intuitività dei risultati. Per orizzonti temporali medio-lunghi (almeno tre anni) il batting average rappresenta una buona indicazione della capacità di un gestore di creare valore per gli investitori con regolarità. L’andamento dei sovra o sottorendimenti può, infatti, gettare luce sulle caratteristiche del prodotto. 

Per sua natura è tuttavia un indicatore che ha dei limiti. Innanzitutto non tiene in considerazioni i rischi assunti dal gestore. E’ utile se calcolato rispetto ad un benchmark rilevante e rappresentativo del profilo di risk-return del comparto, non sempre identificabile per tutte le strategie (si pensi ai fondi flessibili o alternativi, ad esempio). Infine, contiene soltanto informazioni sulla direzionalità dei rendimenti, senza considerare l’ampiezza di successi ed insuccessi.

I fondi che si distinguono
Abbiamo quindi analizzato i fondi europei con minimo cinque anni di vita appartenenti a tre categorie “core”, evidenziando i migliori e peggiori della classe secondo il batting average di ciascun comparto (escludendo le classi istituzionali). Le Categorie Morningstar prese in considerazione sono Azionari Europa Large Cap Blend (benchmark: MSCI Europe NR Eur), Azionari USA Large Cap Blend (benchmark: S&P 500 NR Usd) e Azionari Internazionali Large Cap Blend (benchmark: MSCI World NR Usd).

Tra gli azionari Europa il fondo con la miglior media battuta a cinque anni è il JPM Europe Equity Plus A, che realizza il 70%. Tra i primi dieci, due fondi ricevono Morningstar Analyst Rating positivo, Waverton European B EUR (Bronze) e Henderson Horizon Pan Eurp Eq A2 EUR (Silver), e realizzano un batting average pari rispettivamente a 63% e 61%. Il peggiore risulta essere invece l’Eurizon EasyFund Eq Europe LTE R (Analyst Rating pari a Negative), un comparto semi-passivo che ha battuto il benchmark soltanto una volta su dieci.

Tra gli azionari USA nella top-3 troviamo il PIMCO GIS StocksPlus E (la cui versione americana ha Analyst Rating pari a Neutral), che ha battuto l’S&P 500 il 65% dei mesi negli ultimi cinque anni. Anche in questo caso in fondo alla classifica troviamo un fondo  passivo, il BNY Mellon S&P 500 Idx Tracker A USD, così come nella categoria Azionari Internazionali Large Cap Blend si classificano nelle ultime posizioni il Vanguard Global Stock Idx Inv USD e il SSgA World Index Equity Fund P USD (entrambi con Analyst Rating pari a Bronze), il cui batting average è pari rispettivamente a 6% e 5% (cioè hanno superato i rendimenti dell’MSCI World circa una volta su 20).

Ma non necessariamente il batting average identifica un cattivo fondo. Questi prodotti passivi sottoperformano il proprio indice di pochi punti base con relativa regolarità (e ciò è essenzialmente dovuto ai costi), ma riescono comunque a superare la maggior parte dei propri concorrenti: i fondi Vanguard e State Street ricevono infatti rispettivamente cinque e quattro stelle di Morningstar Rating a cinque anni. Tra i fondi coperti dalla ricerca Morningstar nelle prime posizioni degli Azionari Internazionali troviamo infine il Robeco BP Global Premium Eqs D EUR e l’UniFavorit: Equity (entrambi con Analytst Rating pari a Bronze), la cui media di battuta a cinque anni è del 61%.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Francesco Paganelli

Francesco Paganelli  è Fund Analyst di Morningstar in Italia

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