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Come gestire i rischi finanziari del 2015

Tassi Usa, tensioni geopolitiche e guerre valutarie sono i fattori che possono creare qualche scossone al portafoglio. Cosa fare per non ferirsi.  

Marco Caprotti 21/01/2015 | 09:43
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“E’ facile essere coraggiosi a distanza di sicurezza”, diceva il favolista greco Esopo. Lo sanno bene gli investitori che per portare a casa un po’ di rendimento extra si muovono spesso nelle zone più rischiose dei mercati e che, nel 2015, avranno a disposizione un bel po’ di sfide con cui misurarsi.

I tassi Usa
Una di quelle di cui si parla da tempo è il rialzo dei tassi di interesse Usa da parte della Federal Reserve. “Un elemento come questo può avere effetti importanti per chi ha in portafoglio aziende americane grandi, che crescono lentamente, con business sganciati dal ciclo economico e con buoni dividendi”, spiega Matthew Coffina, analista di Morningstar. “In pratica si tratta di società che lavorano nel segmento dei beni di consumo di prima necessità (i cosiddetti staples, Ndr), l’healthcare e le utility e che sono molto sensibili ai rialzi del costo del denaro. In questo caso conviene avere in portafoglio le azioni di grandi società finanziarie, come ad esempio Charles Schwab e Wells Fargo che possono beneficiare di un rialzo dei tassi di interesse a breve termine e compensare la debolezza del resto del portafoglio”.

Va detto che se la Fed decidesse per una stretta, sarebbe un segnale di miglioramento generale della situazione economica americana, con un aumento dell’occupazione e una crescita del Pil. Elementi che, nel medio e lungo periodo, depongono a favore dell’equity in generale. “In un quadro macro in miglioramento ci sono, ad esempio, flussi di cassa più alti per le società. E questi di solito sono in grado di compensare il costo maggiore del denaro che un’azienda prende in prestito”, continua Coffina. “Sarei molto più preoccupato se i tassi restassero bassi ancora a lungo, perché significherebbe che la congiuntura non si sta muovendo nel verso giusto. E questo non sarebbe bene nemmeno per l’azionario”.

I pericoli geopolitici
Un’altra preoccupazione di cui tenere conto è quella geopolitica che, come è successo con Ebola, può a volte diventare di tipo sanitario. “Bisogna distinguere tra le storie prettamente politiche, che spesso sono imprevedibili - e per le quali l’investitore non può fare niente se non contare su una buona diversificazione - e quelle sanitarie, che spesso diventano una questione umanitaria con scarse conseguenze sul piano finanziario”, dice l’analista di Morningstar. “Le zone più rischiose lo sono da sempre e i bilanci delle aziende occidentali non dipendono dagli affari che fanno in aree come il Medio Oriente o l’Africa occidentale”.

Occhio alle valute
Qualche problema in più per gli investitori può arrivare dal fronte valutario, dove si assiste a un progressivo rafforzamento del dollaro e a un contestuale indebolimento di altre divise come l’euro e lo yen. “In questo caso parliamo di pericoli decisamente più concreti”, dice Coffina. “Un rafforzamento del biglietto verde può avere effetti negativi di rilievo per società che hanno un’attività globale come, ad esempio, Coca Cola e Philip Morris che quando tramutano in dollari i guadagni realizzati all’estero si trovano con meno soldi in cassa. Le aziende europee e giapponesi che vivono di export, invece, possono essere aiutate da divise che le rendono più competitive rispetto a quelle americane”.

La parte complicata della questione, come emerso anche durante la Morningstar Investment Conference di Milano a novembre, è prevedere l’andamento delle monete. “Ci sono troppi elementi che possono determinarne la direzione, per cui spesso nelle analisi azionarie non è un elemento che pesa più di tanto”, spiega Coffina. “Come regola, possiamo dire che chi si vuole proteggere dal rischio di cambio deve orientarsi su aziende che lavorano soprattutto sul mercato domestico. Chi invece vuole mettere in portafoglio aziende globali, deve assicurarsi che si tratti di nomi capaci di fornire alti rendimenti in grado di compensare per il rischio che ci si è assunto”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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