6 domande da porsi se il gestore va via

Non sempre la soluzione migliore è vendere. Costi, strategia di investimento, soluzioni alternative sono tra i fattori da considerare per decidere in modo consapevole.  

Sara Silano 22/01/2015 | 09:58
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Il turnover dei gestori non piace agli investitori. Così titolavamo un nostro articolo del 5 novembre 2014, nel quale commentavamo i deflussi da alcuni fondi per effetto dell’uscita del gestore. Il caso più eclatante è stato quello di Pimco Gis Total return dopo l’addio di Bill Gross, ma ce ne sono stati molti altri l’anno scorso.

Quando si verificano questi eventi, gli analisti di Morningstar mettono il fondo “sotto revisione” , in attesa di conoscere il manager che ne assumerà le redini e valutare la sua esperienza, le competenze e le performance passate. Questo, tuttavia, non deve essere interpretato come una indicazione di vendita.

Christine Benz, direttore della finanza personale di Morningstar, ha stilato una lista di elementi da considerare per prendere una decisione consapevole in seguito alla fuoriuscita del gestore di un fondo che si ha in portafoglio.

Quanto mi costa?
Il primo fattore da tenere in considerazione sono i costi. E’ bene verificare se ci sono commissioni di uscita che gravano sul fondo, perché riducono il rendimento che si può ottenere. Se poi il proposito è di entrare su un altro comparto, è necessario controllare quali sono eventuali fee di ingresso. L’operazione ha senso se il nuovo investimento permetterà di assorbire tali costi. Va considerata anche la tassazione: l’imposta sul capital gain è oggi al 26% su tutti gli strumenti finanziari, eccetto i titoli di stato e affini, e viene applicata al momento della liquidazione delle quote.

Il fondo è passivo?
Un secondo fattore da valutare è la strategia di investimento. Se è passiva e segue l’andamento dell’indice di riferimento, non ci si deve preoccupare dell’addio del gestore; se al contrario è attiva, questo evento può avere forti ripercussioni sulle performance. Anche nel caso che il fondo non sia indicizzato, è bene considerare i vincoli nella politica di investimento. Se sono molto stretti, difficilmente un nuovo manager potrà fare diversamente dal suo predecessore.

Il gestore è una star?
Il terzo fattore è collegato al secondo. Casi come quello di Bill Gross, mostrano che una forte personalità del gestore, ossia situazioni in cui la strategia è molto idiosincratica e di successo, può indurre gli investitori a uscire dal fondo, perché si ritiene che il successore non sia in grado di replicare i risultati. Forti deflussi, tuttavia, mettono in difficoltà il nuovo arrivato che si trova costretto a vendere i titoli, anche a prezzi non convenienti, per far fronte alle richieste di riscatto, o a tenere molta liquidità per tale scopo. Vengono così compromessi i risultati che il fondo stava ottenendo nella realizzazione della sua strategia.

Chi è il successore?
Il quarto fattore da prendere in considerazione è l’esperienza del successore. Come spiega Benz, se è il co-manager o comunque uno del team di gestione è molto probabile che non ci saranno grandi stravolgimenti nella strategia e che lo stile rimanga coerente con quello passato.

Quale posto nel portafoglio?
Il quinto fattore è il ruolo del fondo nel portafoglio dell’investitore. E’ bene verificare se il cambio nella gestione produrrà delle modifiche per cui il prodotto non è più adatto a svolgere la funzione per cui era stato acquistato. Si pensi, ad esempio, al caso in cui il fund manager entrante in un fondo azionario internazionale sia stato in precedenza un analista sui mercati emergenti: darà maggior peso a questi titoli? Se sì qual è l’impatto sul portafoglio. Potrebbe esserci una sovra-esposizione nel momento in cui si possiedono già fondi specializzati su tali aree.

Ci sono alternative?
Infine, il sesto fattore sono le alternative. E’ possibile seguire il gestore nella sua nuova attività, oppure valutare quali sono i fondi concorrenti, senza dimenticare che se la strategia è unica, difficilmente si troveranno soluzioni che possano rimpiazzarla. Tuttavia, l’analisi della categoria Morningstar di appartenenza, unita ai rating quantitativi e qualitativi, può aiutare ad individuare un buon sostituto.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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