Seduta negativa per le Borse europee. Gli investitori hanno tenuto i nervi saldi davanti al brutto dato sulla deflazione di gennaio nella zona euro (l’indice dei prezzi è crollato dello 0,6% su base annua e dello 0,2% rispetto a dicembre), ma non hanno retto alle notizie macro arrivate dagli Usa che mostrano un rallentamento della prima economia del mondo.
La Grecia intanto, torna a innervosire i mercati internazionali. Dalla missione di oggi ad Atene del presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è emerso che il ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis non vuole trattare con la troika per quanto riguarda il debito, anche se non ha escluso di poter cooperare con Ue, Bce e Fmi.
A Piazza Affari, dove l’indice Ftse/Mib ha segnato -0,44%, in evidenza la debolezza di Mps, mentre hanno continuato a rincorrersi le voci su un aumento di capitale superiore ai 2,5 miliardi annunciati nei mesi scorsi. Contrastate le altre banche.
Wdf in salita dopo l’exploit di ieri di oltre l’8%, innescato dai rumor secondo cui la società sarebbe nel mirino di alcuni gruppi. Bene Ferragamo, all’indomani della pubblicazione dei ricavi saliti nel quarto trimestre 2014 di oltre il 9%. Positive anche le azioni di Eni, che hanno beneficiato del rialzo del petrolio.
New York negativa
Wall Street sta viaggiando in territorio negativo, complice una prima lettura deludente del Pil del quarto trimestre: +2,6%, in frenata dal +5% del terzo trimestre e dal +4,6% del secondo. I dati, diffusi dal dipartimento del Commercio, sono inferiori alle stime degli analisti che avevano messo in conto un progresso del 3,2%. I consumi delle famiglie sono saliti, beneficiando anche del risparmio sulla bolletta energetica, ma sono calati gli investimenti delle imprese, così come la spesa pubblica e la domanda proveniente dall’estero. Nell'intero 2014, il Pil ha registrato un’espansione del 2,4%, leggermente al di sopra della media del 2,2% registrata tra il 2010 e il 2013. Negli anni ‘90, invece, l’economia Usa cresceva a un tasso del 3,4%.
L’impressione del mercato è che il dato del Pil non prometta bene per l’outlook del 2015. Questo, però, secondo alcuni analisti, potrebbe portare la Federal Reserve a mantenere più a lungo la sua politica di tassi quasi a zero.
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