Microsoft esce dall’ultima trimestrale con le ossa rotte, ma alle attuali quotazioni di mercato rientra tra le migliori idee di investimento del settore tecnologia.
Dopo la pubblicazione dei dati del secondo periodo del nuovo esercizio economico, il titolo ha ceduto il 14% e ora è scambiato a un tasso di sconto di circa il 10% rispetto al nostro fair value che è pari a 46 dollari. I numeri hanno evidenziato una crescita del fatturato dell’8% rispetto allo scorso anno, ma a deludere il mercato è stato il negativo andamento dei margini di profitto.
La lettura dei dati
Se è vero, infatti, che le vendite dei nuovi tablet Surface Pro 3 hanno battuto le attese, registrando un +24% e contribuendo alla buona performance del segmento Devices & Consumer (che comprende dispositivi hardware e applicativi destinati alla clientela non commerciale), il maggior peso di questi prodotti e dei servizi di cloud computing sul totale del fatturato hanno ridotto in maniera significativa la profittabilità del gruppo.
Il Gross margin è sceso dal 65,9% all’attuale 61,7%, mentre il margine operativo ha registrato un calo di circa 300 punti base (dal 32,5% al 29,4%). A questo, poi, vanno aggiunte le debolezze emerse in Cina e Giappone. Nel primo caso, in seguito alle investigazioni da parte delle autorità di vigilanza sul possibile abuso di posizione dominante. Nel secondo, invece, a causa dell’innalzamento dell’imposta sui consumi.
Il management sta traghettando Microsoft nel passaggio da un’azienda centrata sul business legato all’applicativo Windows a una basata sui segmenti del cloud computing e del mobile. La strategia di offrire servizi e software compatibili anche a piattaforme non-Windows va nella direzione di mantenere un’ampia clientela alla quale poter offrire i suoi nuovi prodotti.
Posizione di vantaggio intatta
I nostri analisti riconoscono a Microsoft una posizione di vantaggio all’interno del segmento business (servizi offerti alle imprese), nel quale può vantare una scala di produzione difficilmente replicabile dai suoi concorrenti, e stima per i prossimi cinque anni un tasso medio di crescita del 12% ma un ulteriore peggioramento dei margini di profitto. A pesare sulla profittabilità dell’azienda c’è anche il rafforzamento del dollaro. Microsoft ricava fuori dai confini nazionali circa il 50% del suo fatturato e la forte rivalutazione del biglietto verde rischia di penalizzare gli azionisti. Il gruppo americano ha una politica di dividendo molto disciplinata e riesce a generare elevati flussi di cassa, ma un calo degli utili e un apprezzamento della divisa Usa (che inciderebbe sui profitti una volta rimpatriati) potrebbero indurre il management a ridimensionare la cedola.
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