L’indice di sentiment su Piazza Affari, calcolato da Morningstar Italy, fa un balzo in avanti a febbraio. In generale, aumenta la fiducia sulle Borse europee e, in misura minore, su Wall Street e Tokyo. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio mensile condotto tra le principali case di investimento che operano in Italia a cui hanno partecipato 25 investitori professionali.
Nel complesso, il Morningstar Italy Investment Sentiment index (MIISI), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa) su un orizzonte di sei mesi, mostra che gli intervistati hanno posizionato gli interruttori sulla modalità risk on, dopo un primo mese del 2015 di acquisti diffusi sulle piazze finanziarie internazionali.
La Grecia non fa paura
A febbraio, l’indice di sentiment sulle Borse europee è salito a 68,6 punti dai 61,82 di gennaio. Gli investitori si sono lasciati alle spalle le incertezze delle prime settimane del 2015 e hanno festeggiato con l’acquisto di asset rischiosi il varo del Quantitative easing (allentamento monetario) da parte della Bce, a cui è seguito un indebolimento della divisa comunitaria. Questo fattore, insieme alla diminuzione del prezzo del petrolio, dovrebbe sostenere l’economia e gli utili societari. La vittoria del partito anti-austerità, Syriza, in Grecia ha riportato un po’ di volatilità, ma gli operatori sono convinti che il pericolo di contagio sia ridotto rispetto a quando è cominciata la crisi del debito sovrano.
Italia, +10 punti la fiducia
E’ aumentato di dieci punti, l’indice di sentiment su Piazza Affari, arrivando a quota 67,4 punti. Dall’inizio dell’anno, l’indice Ftse Mib ha guadagnato circa il 9% (al 10 febbraio), facendo meglio dell’Eurostoxx 50, grazie a una maggiore fiducia verso l’economia, che ha dato i primi segnali positivi, e verso il programma di riforme del governo guidato da Matteo Renzi, che, pur procedendo a ritmo lento, va avanti con l’obiettivo di modernizzare l’Italia.
Usa, stagione degli utili in tono minore
Il MIISI sulla Borsa statunitense è tornato sopra i 61 punti, vicino ai livelli del settembre scorso. Pur essendo in territorio positivo, l’indice è più basso degli altri paesi sviluppati. La stagione degli utili non è stata particolarmente brillante e le aziende potrebbero cominciare a risentire della forza del dollaro. Inoltre, le valutazioni sono elevate per cui i gestori suggeriscono un approccio selettivo ai titoli e ai settori.
Tokyo, obiettivo crescita
Il programma economico del Primo ministro giapponese, Shinzo Abe, la cosiddetta Abenomics, non sembra avere ancora raggiunto gli obiettivi di crescita economica desiderati, ma i prezzi del petrolio più bassi e le migliori condizioni del mercato del lavoro aumentano le probabilità di un finale positivo. Il sentiment sulla Borsa giapponese è salito da 60,53 a 64,8 punti a febbraio, grazie anche a valutazioni dei titoli che appaiono interessanti.
Neutralità sugli emergenti
Sui mercati azionari emergenti, l’indice di sentiment rimane quasi invariato intorno ai 58 punti. Queste regioni presentano realtà economiche profondamente differenti, ma si è assistito a un aumento delle correlazioni tra le Borse negli ultimi mesi. Sul prossimo futuro, tra gli investitori non sembra esserci un trend improntato a rialzi pronunciati, ma piuttosto uno scenario di neutralità.
Bond, meglio gli emergenti
A febbraio, gli indici di sentiment sui prezzi dei titoli governativi tedesco e statunitense sono tornati verso uno scenario più pessimista (43,78 punti per il primo e 40,28 per il secondo). Il programma di Quantitative easing della Bce manterrà i rendimenti a livelli molto contenuti nel breve, fino a quando non ci saranno evidenti segnali di ripresa economica. E’ ai minimi storici anche il trentennale statunitense, che, di conseguenza, è considerato poco accattivante per gli investitori, i quali preferiscono andare a caccia di valore negli emergenti e negli high yield. L’indice MIISI sulle obbligazioni dei paesi in via di sviluppo è salito a 52,16 punti a febbraio dai 44 di gennaio, in quanto, dicono i gestori, il maggior rischio è ricompensato dalla prospettiva di rendimenti più elevati.
Euro debole
Continua la lenta risalita dell’indice di sentiment sul cambio euro/dollaro. Lo scenario rimane sfavorevole alla divisa comunitaria, ma il MIISI passa da 37,89 a 39,6 punti. Le politiche monetarie dell’Eurozona dovrebbero indebolire ulteriormente la divisa rispetto al biglietto verde.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra l’1 e il 9 febbraio, 25 gestori e strategist delle principali case di gestione e intermediazione operanti sul territorio. I partecipanti appartengono alle seguenti società: Albemarle AM, Aletti Gestielle Sgr, BNP Paribas IP, BNY Mellon, Carmignac Gestion, CFO Sim, Consultinvest, Ersel AM, Ethenea Independent investors, Exane Derivatives, FIA AM, Investec AM, Investitori Sgr, La Française, Lemanik AM, M&G Investments, MoneyFarm Sim, Petercam IAM, Pioneer Investments, Swiss&Global AM, Syz AM, Threadneedle, Union Bancaire Privée, VG AM.
Morningstar Italy Investment Sentiment Index (MIISI)
Il Morningstar Italy Investment Sentiment Index (MIISI) è un indice di sentiment elaborato dal team locale di analisti di Morningstar. È basato su un questionario inviato ogni mese alle principali case di gestione e intermediazione italiane ed estere alle quali viene chiesta una previsione a sei mesi sui principali mercati azionari, obbligazionari e valutari. In particolare, gli intervistati devono esprimere il loro livello di confidenza rispetto a tre scenari di mercato (in crescita, stabile e in discesa). I risultati vengono aggregati al fine della costituzione dell’indice. I segmenti sono dieci: mercati azionari europei, italiano, statunitense, giapponese e emergenti; titoli di stato decennali tedesco, statunitense, italiano e debito emergenti; cambio euro/dollaro. Per ciascun segmento il valore massimo è 100 (certezza della crescita del mercato) e il valore minimo è 0 (certezza del ribasso). La base è 50, che indica una posizione neutrale o di mercato stabile.
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