I numeri del 2014 di Intesa Sanpaolo hanno superato le attese degli analisti, ma il titolo ha corso troppo e ora è scambiato a prezzi di mercato superiori al nostro fair value che è pari a due euro.
I risultati dell'esercizio
La crescita del 4% dei ricavi, spinta non solo dal forte aumento delle entrate commissionali, ma anche dal progresso registrato dalla componente interessi e da quella del risparmio gestito, ha più che compensato l’aumento dei costi di gestione contribuendo a far salire l’utile netto del 39%. Le spese, comunque, non rappresentano un problema per la banca italiana, il cui efficiency ratio (rapporto tra costi e ricavi) è ben al di sotto della media del settore (50,6% contro il 63,1% dei suoi competitor).
Anche la situazione patrimoniale resta invidiabile grazie ad un Tier 1 (pari al 13,3%) ampiamente sopra i limiti imposti da Basilea III. Negli ultimi dodici mesi, però, le azioni del gruppo bancario hanno visto crescere la propria capitalizzazione di mercato del 23% e ora viaggiano su quotazioni non più convenienti.
Zavorra Italia
Il business di Intesa Sanpaolo è fortemente focalizzato sui paesi dell’Europa centrale e orientale. Questo l’ha penalizzata negli anni passati (fatturato in calo mediamente del 7% negli scorsi tre anni) e il precario stato dell’economia Italiana continua a essere uno dei principali freni alla sua crescita. I nostri analisti non si aspettano miglioramenti significativi in questo senso, ma ipotizzano che le buone performance registrate sui mercati emergenti riusciranno a compensare le debolezze all’interno dei confini nazionali regalando a Intesa una crescita media degli utili del 15% nei prossimi cinque anni.
Nonostante il miglioramento dei margini di profitto, la banca italiana non presenta però una redditività paragonabile a quella dei big del settore ed è per questo che non le riconosciamo una posizione di vantaggio competitivo (Economic Moat).
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