Quando si tratta di investire in fondi, ci sono diversi sistemi di misurazione che indicano come un fondo è andato in passato e come ci si aspetta che andrà in futuro. Ogni indicatore guarda al rischio in maniera leggermente diversa dagli altri e, a prima vista, potrebbe essere difficile differenziarli l’uno dall’altro. Alcuni di questi sono presenti nelle schede fondo del sito Morningstar e si possono trovare sotto la dicitura “Rating e Rischi”. Nessuno di questi, preso da solo, è in grado di dire tutto quello che serve. Ma insieme, possono dare un quadro esaustivo di come un fondo si è comportato e aiutare a decidere se il profilo di rischio dello strumento è adatto alle proprie esigenze.
Morningstar Risk Rating
Misura come un fondo si comporta rispetto agli altri strumenti della sua categoria, con un particolare accento sulla volatilità (soprattutto quella negativa).
Come usarlo: I fondi con un Morningstar Risk Rating basso o sotto la media tendono ad essere meno volatili dei loro concorrenti con un giudizio più alto, soprattutto nelle fasi di ribasso dei mercati.
Limiti: Indica la volatilità di un fondo rispetto ai concorrenti della stessa categoria, ma non su base assoluta. Quindi, un fondo inserito in una categoria volatile e con un basso Morningstar Risk Rating, potrebbe far sudare freddo più di uno con un giudizio alto in una categoria più tranquilla.
Deviazione standard
E’ una misura statistica di dispersione attorno alla media che indica quanto è stata ampia, in un certo arco temporale, la variazione dei rendimenti di un fondo.
Come usarla: Un fondo con un’alta deviazione standard è considerato più volatile di uno che ce l’ha bassa. Di conseguenza ci si può aspettare che subisca forti perdite o realizzi alti guadagni. A differenza del Morningstar Risk Rating, consente di fare comparazioni fra diverse asset class.
Limiti: Non dice niente di specifico sulla volatilità di un fondo al ribasso che tende a creare negli investitori maggiore preoccupazione di quella al rialzo.
Indice di Sharpe
Misura la performance di un fondo in rapporto all’ammontare del rischio che si prende. Il calcolo è basato sulla deviazione standard (vedi sopra) dello strumento e il suo eccesso di rendimento.
Come usarlo: Un fondo con un indice di Sharpe più alto dei suoi concorrenti viene definito più efficiente in termini di performance rispetto ai rischi.
Limiti: Non funziona bene in caso di performance negativa del fondo.
Ci sono poi una serie di indicatori che non si trovano sulla scheda fondo su Morningstar.it, ma che sono abbastanza diffusi.
Indice di Sortino: è simile a quello di Sharpe, ma con un’enfasi particolare sulle fasi di ribasso. Misura l'extra-rendimento di un portafoglio rispetto al rendimento minimo accettabile in relazione al downside risk associato al portafoglio.
Come usarlo: Un fondo con un indice di Sortino più alto di quello di concorrente ha dato migliori risultati in rapporto alla volatilità al ribasso.
Limiti: come quello di Sharpe non racconta tutto ed è meglio utilizzarlo insieme ad altri sistemi di valutazione del rischio.
Downside Capture Ratio
Misura le performance di un gestore nelle fasi di ribasso del mercato. In altre parole, indica se la strategia del gestore è stata utile a contenere la discesa o se l’ha amplificata.
Come usarlo: E’ utile a determinare quale percentuale del ribasso del mercato il gestore non è riuscito ad evitare. Poniamo ad esempio che l’indice MSCI Europe abbia perso il 10%. Un fondo che abbia perso nello stesso periodo il 15% avrebbe un downside capture ratio del 150%.
Limiti: E’ una misura delle sotto o sovraperformance rispetto al benchmark in particolari fasi del mercato. Perde dunque di significatività quanto più il gestore si discosta dal parametro di riferimento utilizzato.
Bear Market Percentage Rank
Ordina i fondi all’interno di ogni categoria a seconda di come si sono comportati nei cinque anni precedenti nei mesi in cui i ribassi dell’indice S&P500 sono stati superiori al 3% (per i fondi azionari) o in cui il benchmark Barclays US Aggregate Bond è sceso oltre l’1% (per i portafogli obbligazionari).
Come funziona: Mette a confronto - fra di loro - gli strumenti equity e (sempre fra di loro) gli obbligazionari. Quelli che hanno una posizione più bassa sono gli stessi che hanno fatto bene nelle fasi di ribasso del mercato.
Limiti: le scarse dimensioni: negli ultimi cinque anni non ci sono stati molti mesi che hanno incontrato i criteri di cui c’è bisogno per fare questa classifica.
Alla fine di questo elenco vale la pena ricordare che tutti i sistemi si basano sulle performance passate dei fondi e, quindi, non possono essere considerati degli indicatori affidabili dei rendimenti futuri. I portafogli cambiano spesso gestore e strategie, così come sempre diverse sono le condizioni di mercato in cui si muovono. Prima di effettuare un qualsiasi tipo di investimento, quindi, conviene essere sicuri di comprendere i rischi associati al tipo di strumento che si vuole comprare e, più in generale, i pericoli legati all’attività sui mercati.
L’articolo originale è apparso su morningstar.com ed è stato adattato per il sito italiano.
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