Le fasi di alta volatilità delle Borse possono creare buone opportunità di investimento, ma anche nascondere delle trappole. Come proteggersi, quindi, dal rischio di puntare sul cavallo perdente? Il sistema utilizzato da Morningstar è il cosiddetto margine di sicurezza (cioè il rapporto tra la nostra stima del fair value e le attuali quotazioni di mercato). In altre parole, maggiore è l’incertezza attorno alla valutazione di un titolo, più alto deve essere il tasso di sconto al quale il titolo è scambiato sul mercato.
Misurare l’incertezza
Per formalizzare la procedura con la quale determiniamo il grado di incertezza per ogni titolo, indichiamo tre elementi chiave che vengono presi in considerazione. 1) Il grado di volatilità del fatturato della società. Più è stabile il suo andamento, più sarà facile stimare la variazione anno dopo anno. 2) La cosiddetta “leva operativa”, cioè l’impatto che la fluttuazione delle vendite ha sull’utile operativo. Per i settori caratterizzati da una forte incidenza dei costi fissi, questa sarà particolarmente alta, poiché un brusco calo dei ricavi si traduce in una drastica contrazione dei profitti. 3) La leva finanziaria, cioè dal grado di indebitamento dell’azienda. Nel caso in cui una società abbia una gestione positiva, la leva finanziaria ha un effetto moltiplicativo sulla sua redditività. Questo, però, aumenta il grado di rischio nel caso in cui la società non sia profittevole.
Viene presa in considerazione la possibilità che si verifichino fatti contingenti che potrebbero ridurre in maniere significativa il valore della società, come ad esempio una causa legale milionaria, un disastro naturale o un drastico cambiamento tecnologico. La considerazione dell’insieme di questi fattori permette ai nostri analisti di quantificare il grado di incertezza su quattro livelli: basso, medio, alto e molto alto. Il rating Morningstar sul titolo sarà dato, perciò, dall’incrocio tra questa misura e il rapporto tra prezzo di mercato e fair value del titolo (scopri la metodologia sul rating azionario).
Società a basso rischio
Ci sono società come ad esempio Coca-Cola o Procter & Gamble che hanno dalla loro il vantaggio di avere un portafoglio di marchi di grande valore e di poter generare grosse economie di scala. La forza di un marchio si misura dalla disponibilità dei consumatori a pagare un extra-prezzo pur di acquistarlo e gli elevati margini di profitto delle due società dimostrano come il mercato riconosca ai loro prodotti un elevato valore aggiunto. Inoltre, grazie ai grossi volumi di produzione, sono in grado di ammortizzare i costi fissi riuscendo a produrre a costi di produzione inferiori a quelli della concorrenza. La presenza globale di entrambe le mette al riparo dal rischio di dipendere da un unico mercato, mentre il fatto di operare nel settore dei beni di consumo difensivi le rende meno vulnerabili all’andamento del ciclo economico. Per queste ragioni i nostri analisti attribuiscono alle due società un livello di incertezza basso e questo fa si che i loro titoli possano avere rating positivo (quattro e cinque stelle) anche in presenza di un margine di sicurezza appena superiore al 5% (al momento il rating di Coca-Cola e Procter & Gamble è rispettivamente di quattro e cinque stelle).
Senza Economic Moat prevale l’incertezza
Discorso diametralmente opposto va fatto, invece, per quelle aziende come Zurich Insurance, Samsung Electronics o Panasonic che operano in comparti fortemente ciclici come quello assicurativo (la prima) o in costante evoluzione come quello tecnologico (le altre due). A questa fragilità di fondo, poi, si aggiunge l’assenza di una posizione di vantaggio nei relativi settori (Economic Moat). Il gruppo assicurativo svizzero, infatti, ha un modello di business sbilanciato a favore del ramo vita. I prodotti di questo tipo sono estremamente standardizzati e questo fa si che le società del settore competano in maniera feroce sui prezzi in modo da guadagnare fette di mercato, ma a scapito dei margini di profitto. Samsung e Panasonic, invece, hanno marchi conosciuti al pubblico ma per i quali i consumatori non sono disposti a pagare un premium price poiché hanno caratteristiche standard e difficilmente distinguibili da quelle di altri competitor. A questo, poi, si aggiunge la mancanza di una scala di produzione sufficientemente alta a garantire loro costi di produzione inferiori a quelli della concorrenza. In questo caso i nostri analisti assegnano alle società un livello di incertezza molto alto e raccomanderebbero l’acquisto dei loro titolo solo nel caso in cui fossero scontate dal mercato almeno del 20%.
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