Il “cigno nero” (black swan in inglese) è quello che non ti aspetti, l’imprevisto che non avevi messo in conto. In finanza, si indicano con questa espressione quegli eventi impossibili da prevedere che cambiano improvvisamente il corso dei mercati.
Per rimanere nell’attualità, la decisione della Banca centrale svizzera di liberare il tasso di cambio del franco, fino a gennaio fisso a 1,2 euro, può essere classificata come un cigno nero. Così come il crollo del rublo in pochi giorni a dicembre. Anche eventi come il famoso “lunedì nero” del 1987, quando il Dow Jones perse in un solo giorno il 22% del proprio valore, gli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York o il fallimento di Lehman Brothers, sono stati catalogati come black swans.
Come proteggersi
Gli investitori devono essere consapevoli che i cigni neri sono sempre in agguato e, anzi, arrivano più spesso di quanto uno possa pensare. Gli ultimi dieci anni lo dimostrano. Non è un caso che Paul Kaplan, responsabile della ricerca di Morningstar, abbia ribattezzato questi eventi con il termine di “tacchini neri”, animali molto più comuni.
Come sempre, non esiste una formula magica che metta al riparo dai rischi. La parola d’ordine resta diversificazione. Il che non significa avere decine di strumenti finanziari in portafoglio, ma piuttosto costruire un paniere di investimenti non correlati tra loro, liquidi e flessibili, in modo da poter gestire la volatilità in maniera dinamica (clicca qui per approfondire).
Quali cigni neri nel 2015?
Seppur siano per definizione imprevedibili, qualcuno ci prova sempre ad avvistarli. Questa volta è il turno di Steen Jakobsen, capo economista di Saxo Bank, che ha pubblicato uno studio in cui cerca di delineare da quali situazioni potrebbero nascere i cigni neri di quest’anno. Ne abbiamo selezionate cinque.
La Russia di nuovo in default: il crollo dei prezzi del petrolio e il peso delle tensioni geopolitiche vedono le grandi aziende e il governo russo inadempiente sui temi del debito estero. Un default, come nel 1998, potrebbe permettere al paese di ripartire, così come una soluzione diplomatica della questione Ucraina.
L’inflazione giapponese al 5%: l’incessante produzione di denaro da parte della Bank of Japan schiaccia la fiducia sullo yen, tanto quanto la politica del suo primo ministro Abe di importare inflazione. Il Giappone perde il controllo della sua moneta e dopo oltre un decennio di prezzi e tassi schiacciati a zero comincia l'impennata dei prezzi.
La Cina svaluta lo yuan del 20%: Pechino è in cerca di un modo per alleggerirsi dalle enormi pressioni deflazionistiche che sono il rovescio della medaglia di un boom del credito. Quindi si unisce al Giappone e ad altri paesi negli sforzi per importare l'inflazione.
I future del cacao toccano i 5.000 dollari: la domanda di cioccolato è in aumento a livello mondiale. I prezzi subiscono la preoccupazione per il virus Ebola e il ritardo negli investimenti nelle regioni chiave dell’Africa occidentale. Il mondo si trova a chiedere molto più cacao di quanto se ne sta producendo e il prezzo sale al record di 5.000 dollari a tonnellata.
Nel 2017 il Regno Unito esce dall’Ue: il partito indipendentista e antieuropeista Ukip (United Kingdom Independence Party) conquista il 25% dei voti alle elezioni del 7 maggio 2015, diventando clamorosamente il terzo in Parlamento. L’Ukip si unisce ai conservatori di David Cameron in un governo di coalizione e chiede un referendum per rivedere l’adesione all’Ue nel 2017. Il debito pubblico di Londra subisce un forte aumento dei rendimenti.
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