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Fluor, il mercato sconta la bassa profittabilità

Nell’ultimo mese il titolo del gruppo americano ha guadagnato in Borsa il 10%, ma continua ad essere scambiato su valori inferiori al nostro fair value. Negli ultimi anni il fatturato è cresciuto a ritmi elevati, ma senza significativi benefici per i margini di profitto. 

Francesco Lavecchia 24/02/2015 | 00:03
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L’esposizione ai mercati emergenti ha impedito a Fluor di tradurre gli elevati tassi di crescita del fatturato in un miglioramento dei margini di profitto, ma il mercato resta a nostro avviso troppo scettico sulle potenzialità del gruppo statunitense. Nonostante il +10% realizzato nell’ultimo mese, il titolo è, infatti, scambiato attorno ai 58 dollari per azione, cioè ad un tasso di sconto del 20% rispetto al nostro fair value che è pari a 73 dollari.

Le previsioni degli analisti
Il gruppo americano è uno dei principali attori all’interno del settore ingegneria e costruzioni, sia per l’ampiezza della propria esposizione geografica sia per la capacità di realizzare progetti su larga scala. Negli ultimi 10 anni, Fluor è stata in grado di far crescere il giro d’affari ad un ritmo del 10% annuo, ma la forte concorrenza sui nuovi mercati le ha impedito di far salire allo stesso tempo anche la sua profittabilità. I nostri analisti, comunque, prevedono che dopo il crollo dei ricavi nel 2015, a causa della forte contrazione della domanda nel segmento minerario, il gruppo possa rimettersi su un sentiero di crescita stabile attorno al 7% nei successivi quattro anni e riuscire a stabilizzare il margine operativo attorno al 5%.

Buone notizie dal segmento infrastrutture
Fluor è fortemente esposta al mercato energetico. Lavora al fianco delle aziende Oil&Gas nei progetti di estrazione e trasporto di greggio e gas naturale, ma è anche impegnata nella costruzione di impianti di energia rinnovabile. I due segmenti insieme pesano per circa il 60% sul giro d’affari complessivo, e questo spiega il -20% realizzato nelle vendite a fine 2014. Le buone notizie, invece, arriveranno dal business legato alle infrastrutture. Il settore beneficierà anche della domanda di opere di ricostruzione proveniente dai paesi colpiti da conflitti bellici (come Libia e Afganista) e i nostri analisti prevedono una crescita dei ricavi ad un tasso medio del 10% nei prossimi quattro anni. Il gruppo, inoltre, gode di un’ottima salute finanziaria e la liquidità a disposizione in bilancio è a nostro avviso sufficiente per aumentare il valore in mano agli azionisti attraverso il finanziamento di un’operazione di buy back o di nuove acquisizioni. 

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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