Bank of Montreal (BOM) è scambiata a sconto rispetto al nostro fair value, ma un eventuale peggioramento della crisi del petrolio potrebbe permettere agli investitori di entrare sul titolo a prezzi ancora più convenienti.
Il mercato continua a interrogarsi sul possibile impatto che un nuovo calo del prezzo del greggio potrebbe avere sul bilancio della banca canadese. Tuttavia BOM gode di una buona solidità patrimoniale e la volatilità che si innescherebbe nel caso di speculazioni sul possibile deterioramento dei prestiti a favore delle società petrolifere potrebbe far lievitare ulteriormente l’attuale tasso di sconto delle azioni della banca canadese. I nostri analisti, anche alla luce dei risultati del primo trimestre del nuovo esercizio, confermano la stima del fair value a 73 dollari americani (per il titolo scambiato sul Nyse di New York) e riconoscono all’istituto di credito una posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic moat).
I dati hanno mostrato una crescita del fatturato del 5%, grazie alle performance realizzate nel segmento banking e wealth management (WM), ma l’espansione dei costi operativi a causa delle ultime acquisizioni e dei maggiori oneri commissionali (a seguito dei risultati realizzati nel segmento WM) hanno fatto scivolare l’utile netto del periodo del 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
BOM sfrutta l'oligopolio canadese
Bank of Montreal continuerà a crescere ad un tasso superiore al 5% nei prossimi cinque anni grazie al business dei servizi bancari negli Usa (che al momento rappresentano circa un quinto del fatturato). In Canda il settore è in rallentamento, ma grazie ad un solido posizionamento (BOM è il quarto istituto per dimensione), ad una strutture del mercato oligopolistica, in cui i primi sei operatori controllano il 90% del giro d’affari complessivo, e agli elevati margini di profitto ricavati nei segmenti secondari (wealth management e capital market), BOM continuerà a mantenere una elevata redditività del capitale.
Le preoccupazioni maggiori, almeno per il momento, sono legate al mercato immobiliare interno. Le famiglie canadesi sono indebitate per circa il 160% del reddito a disposizione. Questo, da una parte, limita la possibilità di crescita dei prestiti, e dall’altra espone la banca al rischio che le insolvenze possano pesare sulla stabilità del suo bilancio.
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