Gli italiani fanno meno affidamento sullo Stato per la pensione. Secondo il sondaggio Global Investor Pulse di BlackRock, condotto su circa 2 mila persone tra i 25 e i 74 anni (nel periodo agosto-settembre 2014), l’assegno pubblico non potrà soddisfare i fabbisogni futuri per metà degli intervistati. E’ un segnale di un cambiamento di atteggiamento rispetto al passato che trova conferma anche in un altro dato: il 32% considera una priorità risparmiare per assicurarsi “un’adeguata pensione”. Nel 2013, la percentuale era del 12%.
Pochi soldi
Qui, però, cominciano le difficoltà. La prima è legata alle disponibilità finanziarie. Il 57% degli italiani dice di non poter risparmiare per la pensione a causa dell’elevato costo della vita, il 45% perché non guadagna abbastanza e il 15% perché ha perso il lavoro. Preoccupazioni di questo tipo si trovano anche in altri paesi (il sondaggio ha coinvolto in tutto 27.500 persone di 20 nazioni). A livello globale, infatti, il 52% degli intervistati dichiara di non avere abbastanza denaro per tale scopo.
I dati sono confermati dal Global retirement index, elaborato dal centro di ricerca di Natixis Global asset management sulla base di un’analisi condotta in 150 paesi a livello globale sulla sicurezza finanziaria post-pensionamento. Emerge un elevato grado di incertezza, soprattutto nei mercati sviluppati, che devono far fronte a programmi di austerità, a causa dell’elevato debito pubblico, e a squilibri demografici, generati dal progressivo invecchiamento della popolazione.
Il lungo termine fa paura
Un secondo tipo di difficoltà è legata alla disponibilità a cogliere la sfida previdenziale. Oltre un terzo degli italiani non è pronto e solo l’8% ha deciso di investire in un’ottica di lungo termine e una percentuale analoga di stipulare un’assicurazione sulla vita.
Il 73% è preoccupato di non riuscire a raggiungere un livello adeguato a garantirsi un certo benessere nel periodo post-lavorativo, anche se ha iniziato a risparmiare nell’ottica previdenziale. Un sesto lo considera ormai “un sogno irrealizzabile”.
Quanto risparmiare?
Il terzo ordine di difficoltà è riconducibile al livello di cultura finanziaria. Gli italiani non hanno chiaro in mente quale potrebbe essere realisticamente una rendita dalla pensione e quanto devono accumulare per ottenerla, tanto è vero che vorrebbero disporre di 39.300 euro (nel sondaggio il reddito medio era pari a 34.700 euro e l’Ocse stima che oggi in Italia si può avere una somma attorno all’82% del reddito lavorativo, quindi inferiore e non superiore). Inoltre, per arrivare all’ammontare desiderato, prevedono di risparmiare il 12%, mentre servirebbe una cifra di gran lunga superiore.
Se la pensione integrativa è un miraggio per molti, anche l’idea di usare le rendite finanziarie derivanti da prodotti a cedola a fini previdenziali è poco diffusa. Il 49% degli intervistati le incassa, soprattutto per far fronte alle spese quotidiane e solo il 29% di chi la reinveste integra l’assegno pubblico.
Lacune finanziarie
Più in generale, il sondaggio fa emergere che c’è poca familiarità con i termini finanziari, anche quelli più comuni come “diversificazione” o “volatilità”. Solo il 38% degli intervistati dichiara di avere competenze di investimento anche se, rispetto al passato, c’è più volontà di assumere la responsabilità delle proprie finanze.
L’incertezza e le scarse competenze finanziarie possono in buona parte spiegare la bassa tolleranza al rischio degli italiani. Il 68% non intende correre pericoli (in aumento rispetto al 2013) contro il 59% della media europea. Questo si traduce in portafogli con una forte componente di liquidità, nonostante la bassa remunerazione che essa offre e denota una mancanza di consapevolezza per il cosiddetto “rischio di non rischiare”.
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