Basta guardare al mercato obbligazionario dell’Eurozona - dove una buona fetta di bond a breve termine sta trattando con rendimenti negativi - per capire che ci troviamo in tempi strani. Gli investitori, di fatto, stanno segnalando che sono disposti a pagare per il privilegio di avere un government. Di sicuro non è un comportamento razionale. Almeno in apparenza.
Nei momenti in cui il mercato è sotto pressione, ad esempio quando c’è poca fiducia sulla solvibilità delle banche, potrebbe avere senso pagare qualcosa per un titolo governativo di qualità che assicuri il mantenimento del capitale. Ma, anche in momenti meno difficili, un rendimento negativo non implica necessariamente che un investitore stia andando verso una perdita sicura. Chi opera nel reddito fisso non dovrebbe mai dimenticare che lo yield è associato al prezzo e si muove in maniera contraria ad esso. L’unione fra prezzo e rendimento è una delle espressioni più alte della legge della domanda e dell’offerta: se la richiesta supera la disponibilità, il prezzo va su e il rendimento scende.
Nella situazione attuale dell’Europa, con i tassi di interesse vicini allo zero, non deve sorprendere vedere yield per le scadenze a breve e medio termine in territorio negativo. Semmai, bisogna capire come mai piacciono così tanto agli investitori.
I vantaggi del segno meno
Le ragioni sono diverse ma le più importanti, probabilmente, sono queste:
1) L’attivismo della politica monetaria della Bce. L’Eurotower si è appena imbarcata in un programma di allentamento monetario (il Quantitative easing), con il quale intende comprare 60 miliardi al mese di bond fino a settembre 2016. In pratica, sul mercato è arrivato un grande acquirente, con disponibilità (almeno in teoria) illimitate. Gli investitori, di conseguenza, si aspettano un aumento dei prezzi dei titoli che sarà in grado di compensare il calo dei rendimenti.
2) La deflazione: una specie di incubo, ma con alcuni aspetti positivi per gli investitori. Il successo di un investimento dipende, in parte anche dall’effetto erosione più o meno pronunciato che porta l’inflazione. Nel caso dell’Eurozona questo elemento viaggia in territorio negativo e si suppone che ci resti per un pezzo. Quindi, invece di un’erosione si ha un accrescimento del rendimento reale.
Insomma, gli investitori potrebbero essere meno irrazionali di quello che sembra. Come mostrato dalla tabella, il rendimento netto totale per gli Etf che replicano la performance degli indici sui governativi europei a breve termine, sia a febbraio che nei primi due mesi dell’anno è stato positivo. E’ il caso anche dell’Etf che replica solo i Bund (dove il rendimento negativo è più evidente). E questo prima ancora di tenere in considerazione l’effetto della deflazione.
Certo, non si tratta di investimenti per tutti e, certamente, non è per gli operatori fuori dall’Ue. L’euro si sta indebolendo nei confronti delle altre valute, quindi, ogni guadagno verrebbe mangiato dal rapporto fra la moneta unica e le altre divise. Gli investitori di Eurolandia, da parte loro, devono capire se hanno i nervi saldi per portare avanti una strategia inusuale in momenti eccezionali come questi.
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