Quasi tutte le Borse europee hanno chiuso in territorio positivo. La questione greca (con il presidente della Commissione europea Juncker che esclude un fallimento nei negoziati sul debito, mentre per il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble non è impossibile un’uscita di Atene dall'euro), il calo del petrolio e l’assenza di indicatori macroeconomici trainanti hanno disorientato gli investitori per quasi tutta la giornata. Poi gli operatori hanno iniziato a guardare gli aspetti positivi come il calo dello spread (sotto quota 90), la discesa dell’euro (che aiuta le esportazioni) e il fatto che Atene ha iniziato a ripagare una parte del suo debito.
Milano, dove l’indice Ftse/Mib ha segnato -0,42%, è stata frenata dalla performance dei bancari e dei petroliferi. Eni, in particolare, è crollata dopo la diffusione dei conti 2014, con relativa proposta di taglio del dividendo (da 1,12 euro a 0,80) e del piano industriale 2015-2018. Giù anche la controllata Saipem. Male anche Tod’s dopo le deludenti indicazioni sulle vendite delle prime dieci settimane. Positiva A2a, premiata dalle valutazioni di Equita in vista del nuovo piano e di un rafforzamento della politica dei dividendi.
New York negativa
Wall Street viaggia in calo. Il mercato, intanto, è alle prese con un interrogativo diventato costante: quando la Federal Reserve alzerà i tassi? Il focus è sulla riunione della settimana prossima, quando dal comunicato finale potrebbe scomparire la definizione di “paziente” riferita all'approccio della Banca centrale Usa in materia di tassi. Recenti dati macroeconomici deludenti (come i prezzi alla produzione e le vendite al dettaglio) portano alcuni trader a credere che la Fed potrebbe pazientare anche nel caso in cui decidesse di rimuovere quell’aggettivo. L’indice dell’Università del Michigan (misura la fiducia delle famiglie), intanto, è calato a marzo a 91,2 punti dopo i 95,4 di febbraio. Il dato è inferiore alle attese degli analisti, che stimavano si portasse a 95,3 punti.
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