I titoli che non tradiscono le promesse

Società con un solido modello di business e un vantaggio competitivo possono garantire un dividendo generoso e stabile nel tempo. Ecco alcuni suggerimenti per investire in azioni con un occhio al rendimento.

Francesco Lavecchia 17/03/2015 | 09:38
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Meglio la certezza di un reddito fisso, magari di piccola entità ma sicuro, o la possibilità di realizzare elevati rendimenti, con il rischio però di incorrere nella perdita del capitale?

Molti risparmiatori rispondono a questo interrogativo acquistando titoli che garantiscono loro una cedola stabile nel tempo. Le scelte degli investitori ricadono molto spesso su grandi gruppi con un solido modello di business e una forte posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic moat) che, da una parte, permettono di finanziare una politica di dividendo molto disciplinata e, dall’altra, contribuiscono a ridurre la sensibilità del prezzo delle loro azioni alle fluttuazioni del mercato.

Il lusso è garanzia di profittabilità
Un esempio è la francese Kering. Negli ultimi sei anni il giro d’affari dell’azienda è sceso da 17 a 10 milioni di euro (anche per effetto di dismissioni di attività marginali come Fnac), ma questo non ha impedito al management di staccare dividendi con grande regolarità. Kering è proprietaria di un portafoglio di marchi di alta gamma come Gucci, Bottega Veneta e Yves Saint Laurent che garantiscono la possibilità di produrre margini di profitto superiori alla media del settore. Negli ultimi anni i ricavi di questo segmento (che rappresenta oltre i 2/3 del giro d’affari complessivo) hanno risentito del rallentamento delle vendite in Cina e del negativo andamento del tasso di cambio euro/dollaro.

Tuttavia i nostri analisti sono convinti che il valore di questi brand permetterà al gruppo francese di tornare a tassi di crescita elevati e prevedono per i prossimi cinque anni un progresso medio dei ricavi del 6,3% e un miglioramento del margine Ebit che, nello stesso periodo, dovrebbe guadagnare circa 300 punti base (salendo dal 15,5% al 18,3%).

Un prezioso contributo a questo risultato sarà fornito anche dal segmento sport wear, rappresentato essenzialmente dal marchio Puma, le cui vendite sono viste in aumento a un tasso medio del 6% fino al 2019 nonostante la forte concorrenza da parte dei maggiori leader del mercato quali Nike e Adidas.

Nel caso di Kering, gli investitori possono contare su un rendimento sicuro, mentre le attuali quotazioni di Borsa indicano che il titolo difficilmente potrà garantire ulteriori guadagni in conto capitale. Il prezzo di mercato, infatti, viaggia attorno ai 190 euro, su livelli superiori rispetto al nostro fair value che è pari a 186 euro.

Payout del 42% per BlackRock
BlackRock è un altro buon esempio di società con una politica di dividendo molto disciplinata. Negli ultimi 10 anni il gruppo ha destinato circa otto miliardi di dollari in dividendi, con un payout ratio medio (quota degli utili distribuiti agli azionisti) del 42% e una cedola che è cresciuta costantemente. 

BlackRock è in grado di portare avanti tale politica poiché forte di una grande capacità di generare flussi di cassa elevati e in maniera costante nel tempo, oltre che di far salire il giro d’affari a ritmi sostenuti nonostante le rilevanti dimensioni delle sue attività.

Il 2014 si è concluso con un +9% dei ricavi, sul quale ha giocato un ruolo determinante l’aumento degli asset under management (AUM) che hanno beneficiato dei maggiori investimenti nei fondi obbligazionari. I nostri analisti prevedono che BlackRock possa crescere nei prossimi cinque anni a un tasso medio del 7% grazie a un costante incremento dell’AUM, a un aumento della fetta di mercato e di conseguenza dei suoi introiti derivanti dalle commissioni. I margini di profitto, invece, sono visti solo in lieve miglioramento a causa dell’investimento di nuove risorse a favore dell’area vendite e di quella distribuzione. Al momento il titolo viaggia su prezzi di mercato di poco inferiori al nostro fair value, che è pari a 385 dollari, ma i nostri analisti consigliano di aspettare un ulteriore deprezzamento del suo valore prima di esporsi.

British American Tobacco macina flussi di cassa
British American Tobacco (BTAS) ha, dalla sua, una grande capacità di tradurre in liquidità oltre il 20% del suo fatturato. Questa è una forma di assicurazione sulla sua politica di dividendo.

BTAS vanta una forte posizione di vantaggio (Economic moat) all’interno del settore grazie alla fedeltà che i consumatori hanno nei confronti dei suoi marchi e a elevate economie di scala che le permettono di produrre a costi più bassi rispetto alla concorrenza. Il management punta a razionalizzare ulteriormente gli oneri operativi e a introdurre delle innovazioni di prodotto che le consentiranno di aumentare ulteriormente i margini di profitto. Il gruppo britannico ha una redditività del capitale del 30%, ma paga ancora un gap significativo di profittabilità nei confronti dei tre maggiori produttori del settore (Philip Morris, Imperial Tobacco, Japan Tobacco).

I nostri analisti prevedono per i prossimi cinque anni un tasso medio di crescita del 3,3%, anche grazie al miglioramento della congiuntura economica in Europa. L’applicazione di prezzi di vendita più alti anche nei mercati emergenti, invece, permetterà di far salire il margine operativo verso quello che sarebbe il nuovo massimo storico del 41,2%. Sulla base di queste ipotesi la nostra stima del fair value è pari a 37,50 sterline. Poco più alta rispetto alle ultime quotazioni di mercato.

Roche, cedola su del 200% in 10 anni
Roche spicca all’interno del comparto farmaceutico, riconosciuto come uno dei più generosi in termini di yield, per una spesa annua di circa sette miliardi di franchi svizzeri in dividendi e una cedola che negli ultimi dieci anni è aumentata di oltre il 200%.

L’azienda detiene una salda posizione di vantaggio grazie ad un portafoglio di prodotti farmaceutici coperti da brevetto, che le garantiscono ampi margini di profitto e alla leadership nel mercato della diagnostica.

I tre quarti del fatturato prodotto dal segmento pharma è il risultato delle vendite dei suoi prodotti biologici e questo rappresenta un ulteriore punto a favore di Roche. Essi, infatti, soffrono meno della concorrenza dei generici e quindi garantiscono una profittabilità maggiore, la loro produzione è molto costosa, soprattutto a causa dei test, e questo scoraggia l’ingresso di nuovi competitor. Inoltre, i biosimilari non hanno ancora fatto il loro ingresso sul mercato americano.

Anche l’attività di diagnostica è molto sviluppata. Con una quota del 20%, Roche detiene la prima posizione all’interno del mercato davanti a competitor come Siemens, Abbott, e Johnson & Johnson. Recentemente la pressione sui prezzi si è fatta più alta, ma il gruppo svizzero riesce comunque a mantenere alti margini di profitto.

I nostri analisti, che stimano per il titolo Roche un fair value pari a 257 franchi svizzeri, si aspettano che l’uscita sul mercato di nuovi farmici possa sostenere il fatturato e la redditività del gruppo anche nei prossimi anni e prevedono un progresso delle vendite a un ritmo medio del 4% fino al 2019 e il miglioramento del margine Ebit di oltre 200 punti base, dall’attuale 37% al 39%.

Diageo, dividendo sicuro e crescente
Nonostante sia mediamente più indebitata delle altre società del comparto beverage, Diageo (DGE) riesce a convertire oltre il 20% delle sue vendite in liquidità e questo le permette di mantenere un payout saldamente sopra il 50%. Negli ultimi dieci anni, il gruppo britannico non si è limitato a staccare dividendo con puntualità, ma ha anche aumentato costantemente la cedola.

DGE è leader in un settore, come quello delle bevande alcoliche, governato da un numero molto ristretto di aziende. Circa il 60% del giro d’affari complessivo è in mano ai primi quattro player del mercato (tra cui Diageo). Il restante 40% è frammentato in un elevato numero di piccole imprese di caratura locale, e questo lascia spazio, in futuro, a nuove acquisizioni che potrebbero contribuire ad un ulteriore consolidamento del comparto.

L’azienda britannica possiede un portafoglio di marchi di prestigio sia nel segmento birre (come Guinness, Harp e Kilkenny) che in quello dei superalcolici (come J&B, Smirnoff, Bailesys). Questo le garantisce un mark-up elevato sui prezzi di vendita. Rispetto ai competitor minori, inoltre, può vantare un vantaggio di costo frutto della sua elevata scala di produzione.

I nostri analisti individuano due macro-trend che promettono di sostenere la crescita futura di Diageo. Primo: nei paesi sviluppati il consumo di superalcolici è in aumento ai danni di quello di vino e birra. Secondo: nelle zone in via di sviluppo, in cui si assiste allo sviluppo di una classe media, sale la spesa per i marchi premium (cioè quelli più costosi). Questi due fattori, insieme alla crescita dei prezzi medi di vendita, spingeranno le vendite dell’azienda britannica a un ritmo del 5,5%, nei prossimi cinque anni, e contribuiranno al miglioramento di circa 100 punti base del margine operativo dall’attuale 21,4%. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
British American Tobacco PLC2.880,00 GBX0,17Rating
Diageo PLC2.497,50 GBX0,16Rating
Kering SA234,80 EUR-0,25
Roche Holding AG  

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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