Occhio ai dividendi delle banche. O, almeno, di quelle che lavorano in America. E’ questo uno dei risultati più evidenti, dal punto di vista operativo, degli stress test condotti dalla Federal Reserve sulla solidità degli istituti di credito che operano negli Stati Uniti. Un esame di cui anche gli investitori devono tenere conto quando ragionano sulla forza dell’economia Usa (di cui le banche sono una fetta importante) e quando pensano a quali titoli finanziari vogliono mettere in portafoglio. Il risultato, in generale, dice che il sistema bancario americano, nel complesso, vince. Anche se non tutti convincono.
L’esito dei test è arrivato in due tornate. Il 5 marzo la Fed ha promosso tutti e 31 gli istituti analizzati per il loro rispetto dei requisiti minimi quantitativi: un capitale Tier 1 (la patrimonializzazione) superiore al 5% in caso di una nuova crisi con disoccupazione oltre il 10% e prezzi immobiliari caduti del 25%. Il maggior sospiro di sollievo quel giorno l’ha tirato Citigroup: bocciata durante tre degli ultimi quattro test, il suo chief executive, Michael Corbat, aveva minacciato le dimissioni se non fosse passata.
Poi, una settimana dopo, è arrivato il risultato dell’analisi qualitativa. La seconda e più dura prova degli stress test americani è servita a verificare le pratiche di risk management e la governance dei singoli istituti. In ballo in questo caso, secondo i criteri fissati dalla Banca centrale Usa, c’erano i progetti di distribuzione del capitale ai soci attraverso i dividendi o il riacquisto di azioni proprie (i cosiddetti buyback). E qui, per qualcuno, sono stati dolori. Sono state bocciate, ad esempio, le divisioni statunitensi di Deutsche Bank e di Banco Santander colpevoli, secondo la Fed, di “ampie e sostanziali debolezze” nei loro piani di capitale. Le divisioni delle due grandi banche europee, accusate di carenze nel prevedere perdite e valutare rischi, non potranno aumentare i dividendi versati alla casa madre e dovranno rivedere i loro progetti per ripresentarli alla Banca centrale Usa.
Anche le banche statunitensi escono con più di un livido. Bank of America ha ottenuto un’approvazione “condizionata” alla riformulazione del piano di remunerazione degli azionisti entro la fine del terzo trimestre. E JP Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno strappato la promozione per il rotto della cuffia, dopo aver ridimensionato in extremis i loro piani per ottenere la sufficienza.
La giusta prospettiva
“Alcuni risultati degli stress test possono avere una doppia lettura”, spiega Dan Warner, analista di Morningstar. “Deutsche Bank, ad esempio, era la prima volta che si trovava alle prese con le procedure dei test americani. Una scusa che non vale per Santander: già l’anno scorso è stata bocciata”. Le altre 25 grandi banche esaminate hanno invece ricevuto senza troppi drammi un via libera ai rispettivi progetti di dividendi o buyback (riacquisto di azioni proprie), che la Fed ha giudicato ragionevoli e non dannosi per la salute degli istituti e del sistema finanziario anche se ci saranno rovesci economici. Ma, anche in questo caso, le situazioni vanno guardate dalla giusta angolazione. “Citigroup, ad esempio, ha un livello di payout molto basso e un capitale adeguato a sopportare una situazione complicata. Difficilmente poteva essere bocciata. In questo senso, conviene tenere d’occhio American Express e Discover che hanno mostrato di essere nella condizione di poter pagare dividendi più alti o di fare operazioni di buyback ”.
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