Le valutazioni del lusso italiano invitano alla prudenza. Ma il settore, dicono gli operatori, a livello globale continua a crescere, per cui conviene tenere un faro acceso sulle griffe per non lasciarsi sfuggire momenti di debolezza che potrebbero diventare occasioni d’acquisto.
I grafici di Borsa indicano che, nel primo trimestre, il luxury quotato a Piazza Affari si è dato da fare. Luxottica e Safilo, ad esempio, sono salite di circa il 30%. Moncler e Ferragamo hanno fatto anche meglio con un +40%. Performance che, in molti casi, hanno portato le valutazioni del settore italiano in linea (dal punto di vista quantitativo) con i fair value di Morningstar, quando non addirittura al di sopra.
Il settore cresce
In una situazione del genere, insomma, sarebbe opportuno mettere da parte il luxury. Ma bisogna considerare anche lo scenario in cui queste aziende si stanno muovendo. Secondo l’ultima indagine True Luxury Global Consumer Insight, condotta da Boston Consulting Group, Altagamma Retail Evolution ed Exane Bnp Paribas, sta crescendo il numero dei consumatori di alta gamma nel mondo: sono 390 milioni e hanno speso 755miliardi di euro nel 2014. In base alle stime dovrebbero salire a 465 nel 2021, quando arriveranno a spendere 1.015 miliardi. Cresce, intanto, il fenomeno cosiddetto ROPO (Research Online, Purchase Offline), che interviene nel 45% degli acquisti (nel 2013 era al 38%) e quello dell’Omnichannel: tre consumatori su quattro vogliono un brand raggiungibile attraverso diversi canali. In Cina sono nove su 10.
Proprio alla luce di questi ultimi numeri si sta assistendo a un consolidamento del lusso in rete. Nelle settimane scorse Yoox ha firmato con Compagnie Financiere Richemont, azionista di controllo di The Net-A-Porter Group Limited, un accordo finalizzato alla fusione tra le due società mediante concambio in azioni del gruppo italiano. L'operazione darà vita a Yoox Net-A-Porter Group, leader globale indipendente nel luxury fashion e-commerce, con ricavi netti aggregati pari a circa 1,3 miliardi di euro e un Ebitda adjusted aggregato di circa 108 milioni nel 2014. La nuova entità, che permetterà sinergie per 60 milioni di euro a partire dal terzo esercizio, avrà un portafoglio di 2 milioni di clienti.
I radar restano accesi
Gli investitori, intanto, non nascondono il loro ottimismo. Se quello appena passato è stato un anno complicato per l’industria del lusso, dicono, il 2015 promette bene visto che i fattori negativi si sono attenuati. “Nel 2014 la media delle vendite è salita all’incirca del 5% (non considerando gli effetti valutari) nonostante molti fattori negativi quali l’assenza di crescita economica in Europa, la scomparsa dei turisti russi dopo il forte deprezzamento del rublo e le nuove misure di austerità cinesi contro la corruzione che hanno colpito lo scambio di regali tra le aziende”, spiega un report firmato da Scilla Huang Sun e Andrea Gerst, gestori del JB Luxury Brands Fund (Swiss & Global). “Le vendite del comparto del lusso in Asia sono diminuite a causa del minor numero di turisti a Hong Kong e Macao, specialmente nell’ultimo trimestre dell’anno. Gli Stati Uniti hanno rappresentato il punto di forza, e le vendite in Europa hanno iniziato a recuperare grazie al ritorno dei turisti e ai segnali di ripresa economica nell’Europa meridionale”.
Le previsioni sono per un miglioramento dell’industria del lusso compreso fra il 6% e l’8% nel 2015. “Pensiamo che la crescita abbia toccato il suo minimo nel 2014 ed è probabile che risalga nel corso del 2015”, continua lo studio. “Le vendite in Europa sembrano aver toccato il punto più basso, il numero di nuovi consumatori di beni di lusso nei mercati emergenti continua a crescere e molti dei fattori negativi degli ultimi due anni si stanno attenuando. Mentre gli effetti dei cambi valutari hanno impattato negativamente sulle vendite e sui margini di guadagno nel 2014, dovrebbe esserci un’inversione di marcia nel 2015. Ultimo, ma non per importanza, il fatto che il calo degli utili dovrebbe ormai essere alle spalle”.
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