In un mondo dove la crescita c’è, ma regala poche soddisfazioni, l’Asia potrebbe essere una felice eccezione. L’arma vincente della regione, dicono gli operatori, sarà quello che sanno fare meglio: essere competitivi.
Secondo i dati elaborati da Fondo monetario internazionale, il Prodotto interno lordo mondiale dovrebbe aumentare del 3,5% nel 2015 e del 3,7% nel 2016. Le nuove proiezioni, contenute nel World economic outlook di gennaio, presentano una diminuzione di 0,3 punti rispetto alle stime elaborate a ottobre dell’anno scorso. In questo scenario, in base alle analisi di diversi uffici studi, l’Asia dovrebbe essere in grado di raggiungere una crescita del Pil compresa fra il 4% e il 5%.
Ma come farà la macroregione a restare competitiva? “L’Asia può contare su tre elementi favorevoli”, spiega uno studio firmato da Paul Chan, gestore di Invesco. “Costi più favorevoli, un maggiore equilibrio fra le valute e una trasformazione delle economie da parte dei nuovi governi”.
Meno costi
Il primo punto è una conseguenza del rallentamento globale. Fra i vari effetti che porta con sé, c’è il vantaggio di creare minori costi per le imprese. Soprattutto per quanto riguarda le materie prime. “In alcuni mercati della regione come Cina e Corea, inoltre, si nota anche una diminuzione dei costi per avere un prestito. Altri stati, inoltre, hanno ancora spazio per effettuare dei tagli ai tassi di interesse. In un quadro del genere, le imprese possono migliorare i margini di guadagno”.
Le valute
Anche l’elemento valutario ha la sua importanza. In questo caso a portare una sorta di riequilibrio è la forza del dollaro. “Gli Stati Uniti, fra i paesi sviluppati, sono l’unico posto dove si vedono forti fondamentali e una crescita elevata”, dice Chan. “Per questo tutti i paesi asiatici stanno cercando di fare affari con loro. Aggiustare il corso della valuta è il modo più semplice e veloce per diventare o continuare ad essere competitivi quando si vende. Storicamente si è visto che queste dinamiche vengono anticipate dai mercati prima che entrino in campo le Banche centrali. Probabilmente vedremo le monete della regione muoversi in maniera sincronizzata nel corso del 2015. In ogni caso, un dollaro forte sarà positivo per l’export asiatico”.
Le riforme
L’elemento delle riforme è quello più complesso da leggere, anche perché ogni paese procede autonomamente. Ma il fattore comune che sta caratterizzando i programmi portati avanti da stati come la Cina, l’India e l’Indonesia (che insieme, peraltro, rappresentano il 20% della popolazione mondiale) è proprio l’accento sulla competitività. Pechino ha lanciato un vasto programma anticorruzione e un piano di liberalizzazioni per aumentare l’iniziativa privata. Mumbai si è impegnata in un progetto di riforma del mercato del lavoro che dovrebbe aumentare la flessibilità. Giacarta, invece, sta lavorando sul fronte del fisco anche attraverso decisioni impopolari (come quella di ridurre i sussidi energetici). “Ogni nazione ha le sue priorità, per cui sarà difficile vedere uno sforzo congiunto verso i cambiamenti strutturali”, scrive Chan. Tuttavia, nonostante le diversità, crediamo che si continueranno a vedere grandi sforzi di riforma nei singoli paesi”.
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