Definizioni
Inflazione: Aumento progressivo del livello medio generale dei prezzi o anche diminuzione progressiva del potere di acquisto (cioè del valore) della moneta. Per contro, la deflazione è la riduzione del livello dei prezzi, che generalmente si accompagna a contrazione o stagnazione della produzione e del reddito. Altri termini-chiave sono: reflazione (moderata nuova inflazione successiva alla deflazione innescata dalla iniezione di una maggior quantità di moneta, e che si accompagna solitamente a una ripresa economica) e disinflazione: Riduzione dell’inflazione e conseguente rallentamento o ribasso dei prezzi, che non genera arresto della crescita economica.
Prodotto interno lordo (Pil): rappresenta il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un paese in un certo intervallo di tempo (generalmente l’anno). Può essere nominale (ai prezzi correnti) o reale (depurato dall’effetto dell’inflazione). Una crescita inattesa ha effetti positivi sui mercati azionari poiché comporta un incremento degli utili aziendali e quindi dei prezzi dei titoli. Un aumento eccessivo e non previsto può avere anche un effetto contrario, dal momento che un’espansione troppo forte dell'economia rischia di alimentare la spirale dell'inflazione. Per queste ragioni l'andamento del Pil rappresenta una misura chiave nello scenario macroeconomico di un paese e viene dunque monitorato con attenzione dagli operatori finanziari.
Recessione: un rallentamento dell’economia che solitamente si accompagna a un calo delle Borse. E’ definito da molti economisti come una diminuzione del Prodotto interno lordo (Pil) per due trimestri consecutivi.
Come leggere gli indicatori
Leading indicator: indicatori di mercato che anticipano un cambiamento di direzione dell’economia. Tali indici forniscono un’accurata previsione delle fasi di espansione e depressione del ciclo economico. Tra di essi ci sono l’occupazione, i profitti e i prezzi di alcune materie prime. Ad esempio, gli utili societari cominciano a salire nei periodi di crescita economica, ma tendono a diminuire una volta raggiunta la fase di picco, segnalando possibili ribassi futuri della congiuntura.
Lagging indicator: indicatori economici che sono in ritardo rispetto al trend dell’economia. Ad esempio, le vendite al retail tendono ad avere un andamento crescente, mentre gli altri indicatori sono in discesa. Altri esempi sono il tasso di disoccupazione, le spese in conto capitale delle aziende e il valore delle scorte dell’industria. Possono confermare o smentire i leading indicator.
Baltic Dry Index: misura i costi del noleggio delle navi per il trasporto di materie prime non liquide (ad esempio minerali di ferro, carbone e grano). E’ usato come indicatore dello stato di salute dei commerci internazionali e quindi dell’economia mondiale. Dopo le ultime crisi finanziarie, secondo molti esperti, ha perso un po’ di significatività come leading indicator.
Politiche monetarie
Tasso di interesse della Bce: è il cosiddetto “tasso refi” o tasso per le operazioni di rifinanziamento. Rappresenta il valore indicizzato che le banche sono tenute a pagare quando prendono in prestito del danaro dalla Banca centrale. Gli istituti di credito fanno ricorso a questa opportunità in periodi di carenza di liquidità. I tassi di interesse interbancari quali l’indice Euribor sono assai sensibili alle variazione del tasso refi. Per questo motivo, esso costituisce un strumento di intervento sui valori del tasso di mercato.
Sensibilità ai tassi di interesse: indica quanto il valore di un’obbligazione cambia a causa di una variazione dei tassi. Il valore dei bond in genere si muove in direzione opposta ai tassi. La sensibilità è misurata dalla duration.
Quantitative easing (Qe): strumento non convenzionale di politica monetaria, attraverso il quale una banca centrale acquista asset (ad esempio, titoli di Stato, covered bond e Asset backed securities) sul mercato secondario, con lo scopo di immettere liquidità nel sistema. L’obiettivo è facilitare l’accesso al credito a imprese e famiglie e quindi stimolare la crescita economica.
Globalizzazione finanziaria: maggior libertà negli scambi commerciali e nel mercato dei capitali rappresentano una sfida per le Banche centrali. Se una riduce i tassi per stimolare l’economia domestica, ma le altre non lo fanno, la valuta della prima tenderà a deprezzarsi. Questo aiuterà la congiuntura locale, a discapito dell’attività produttiva nel resto del mondo. Le politiche monetarie, dunque, si trasmettono anche attraverso il tasso di cambio.
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