Il real estate questa volta sembra voler fare sul serio. Una buona notizia non solo per i proprietari di immobili ma, più in generale, per l’economia Usa che potrebbe tornare a fare da volano a quella globale.
L’Housing market index elaborato dalla National Association of Home Builder (Nahb, la principale associazione dei costruttori Usa) per aprile ha toccato quota 56 punti, dai 52 segnati ad aprile (ogni risultato sopra 50 indica fasi di espansione). Ancora più importante, l’indicatore che misura le attese per i sei mesi seguenti è salito di cinque posizioni, arrivando a 64.
La congiuntura festeggia
Questi numeri vanno inquadrati nel contesto generale della congiuntura americana. Il real estate rappresenta circa il 5% dell’intero Pil Usa, ma ha un forte impatto sull’attività economica generale. Secondo i dati dell’Nahb, il segmento dei servizi immobiliari (idraulici, elettricisti, imbianchini, eccetera) influisce su un altro 13% del Pil. Il segmento delle costruzioni, inoltre, da solo rappresenta il 7% dell’occupazione. In base ai dati dell’Ufficio americano di statistica, circa un terzo delle spese mensili delle famiglie yankee sono collegate alla casa.
In questo contesto, non sorprende quindi che i titoli del colosso del fai-da-te Home Depot nell’ultimo anno siano cresciuti del 40%, mentre quelli del concorrente Lowes, siano saliti del 50% nello stesso periodo. Lo stato di salute del mattone è dimostrato anche dall’andamento dei mutui, uno dei segmenti che aveva sofferto di più dopo la crisi dei prestiti per la casa cosiddetti subprime (di scarsa qualità) del 2007-2009. L’indice Fico che monitora l’affidabilità dei mutui concessi è arrivato a 749 punti, vicino ai massimi storici, mentre il tasso di cosiddetti cattivi pagatori è ai livelli minimi dal 1980.
Occhio alle valutazioni
Una situazione del genere, benché positiva per la congiuntura e per il mercato equity, richiede prudenza dal punto di vista operativo. “Il problema sono le valutazioni dell’azionario legato al real estate”, spiega Todd Lukasik, analista di Morningstar. “I prezzi, per quanto riguarda il mattone, sono alti anche se ci sono alcune opportunità. Le più interessanti sono fra quelle società che si occupano di immobili nel settore della salute e delle torri di trasmissione. A livello internazionale, il real estate commerciale è quello che costa di più. Tuttavia si possono fare degli acquisti nei momenti di debolezza del mercato, soprattutto sui nomi di migliore qualità e con un buon portafoglio immobiliare”. Un discorso a parte merita l’Asia. “Qui il settore immobiliare offre buoni rendimenti, soprattutto rispetto ai bond della regione”, dice Lukasik. “Ma ci sono due pericoli. Il primo è legato alla curva degli yield obbligazionari che, se dovesse salire renderebbe meno interessante l’investimento nel real estate. Il secondo è legato alla Federal Reserve. Il rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale Usa sarà il segnale definitivo di una ripresa dell’economia e molti investitori potrebbero decidere di spostare su quel mercato i loro capitali”.
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