Dopo i 50 milliardi di febbraio e i 36 di marzo, i 6,5 miliardi di dollari di raccolta netta incassati globalmente dagli Exchange traded product nel mese di aprile sembrano una battuta di arresto, anche se non intaccano il trend positivo dell’industria.
A fine mese, i fondi passivi quotati nel mondo sono 5.138 (contro i 5.431 di fine 2014). Questi gestiscono complessivamente un patrimonio pari a 2.495 miliardi di dollari. A dirlo è il consueto report ETF Landscape – Industry Highlights, pubblicato dal BlackRock Investment Institute.
15 candeline per i replicanti europei
Era l’11 aprile del 2000 quando nacquero gli Etf europei (negli Usa e in Canada esistevano già dal 1993), con il lancio di due fondi approdati alla Deutsche Borse: l’iShares STOXX Europe 50 UCITS ETF e l’iShares EURO STOXX 50 UCITS ETF. È seguito poi il primo replicante quotato nel Regno Unito, alla London Stock Exchange, il 28 aprile 2000: l’iShares Core FTSE 100 UCITS ETF.
Oggi, a 15 anni di distanza, l’industria europea degli Etp raggiunge quota di 500 miliardi di dollari di masse gestite.
Voglia di andare global
Nel mese, secondo il report, gli strumenti dedicati a esposizioni azionarie globali sono quelli che hanno attirato più masse, con 10,4 miliardi di dollari di raccolta netta.
Più nel dettaglio, i replicanti paneuropei hanno attirato 5,4 miliardi, mentre i prodotti dedicati al mercato statunitense hanno subito deflussi per 15,5 miliardi. Bene anche gli Etp sulla Borsa di Tokyo (con 2,5 miliardi di sottoscrizioni) e quelli dedicati all’area Asia-Pacifico, con 4 miliardi di flussi.
Buon mese per i prodotti a reddito fisso che, nel complesso, hanno segnato 9,9 miliardi di dollari di raccolta netta. Gli Etp obbligazionari europei hanno attirato 2,3 miliardi, concentrati soprattutto sui bond governativi e sul segmento corporate investment grade. I replicanti dedicati ai Treasury americani hanno attirato invece 1,9 miliardi, probabilmente sulla scia dell’ultima riunione della Federal Reserve a marzo.
Male il settore delle commodity, che chiude il mese con 700 milioni di riscatti. Hanno pesato soprattutto i deflussi dagli Etc petroliferi, pari a 1,5 miliardi di dollari, spinti dalla voglia degli investitori di prendere profitto dall’aumento dei prezzi.
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